SALUTE – Al vertice sull’AIDS di Vienna nel luglio 2010, erano stati annunciati risultati incoraggianti: in 889 volontarie di Durban e di un villaggio del Kwazulu-Natal, un gel vaginale riduceva del 39% le infezioni da HIV e del 54% se era usato regolarmente prima e dopo i rapporti sessuali. Una prevenzione, anche se imperfetta, sembrava a portata di mano e doveva confermarlo un esperimento clinico che è appena stato interrotto.
I dati di Qurraisha e Salim Abdul Karim, e degli altri ricercatori del Center for the AIDS Programme of Research in South Africa, pubblicati su Science, erano la promessa di una svolta, in attesa di un vaccino. Già un anno prima, una valutazione preliminare dei risultati aveva dato il via allo studio VOICE che era iniziato nel settembre 2009 con 5.000 volontarie in Sudafrica, Uganda e Zimbabwe. Lo scopo era di controllare la sicurezza (non tossicità), l’efficacia e l’accettabilità (uso regolare) di due forme di prevenzione. Una consisteva nell’applicazione quotidiana di un gel microbicida a base di tenofovir, e l’altra con una pillola quotidiana contenente solo tenofovir o in combinazione con un altro anti-retrovirale.
Il 25 novembre, gli Istituti americani di sanità (NIHs) hanno comunicato che l’esperimento con il gel veniva sospeso. In settembre avevano sospeso quello con la pillola di solo tenofovir: il farmaco era sicuro, ma non più efficace del placebo. E’ ancora possibile che la pillola “combinata” abbia un effetto e che un’analisi dei dati preliminari abbia trovato una differenza rispetto al placebo, altrimenti sarebbe stata sospesa anche questa parte di VOICE. Tutte le volontarie saranno seguite fino al giugno 2012 e i risultati definitivi arriveranno nel 2013.
Per ora l’unica profilassi efficace sembra fornita da un cocktail di antiretrovirali, assunto anche dal partner sano nelle coppie stabili in cui un partner è sieropositivo. Nessun gel ha superato la fase conclusiva di un esperimento clinico. Anche se i ricercatori non si arrendono, è una butta notizia. A differenza dei preservativi e in attesa di un vaccino, un gel consegnerebbe la prevenzione alle donne e sarebbe il miglior modo di fermare l’epidemia.
Secondo il nuovo rapporto dell’UNAIDS, infatti, il tasso d’infezione declina ovunque, in Africa in particolare con la circoncisione, salvo nell’Europa dell’Est, l’Asia centrale l’Oceania, il Medioriente e il Nord-Africa. Però
nel mondo, oltre metà dei sieropositivi sono donne. Il 70-90% di tutte le infezioni femminili sono il risultato di rapporti eterosessuali (le altre sono quasi sempre ereditate dalla madre, ndr). Nell’Africa subsahariana, le ragazze tra i 15 e i 24 anni rappresentano il 77% dei casi in quella fascia di età
per tante ragioni, prime dei quali le violenze sessuali.
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Mappa: percentuali di adulti sieropositivi, Wikipedia.