COSTUME E SOCIETÀ – Visitare Down House, la casa a sud di Londra dove Charles Darwin visse per 40 anni, è certamente una esperienza unica. É come fare un salto indietro nel tempo e trovarsi laddove il grande naturalista inglese scrisse L’origine delle specie e dove visse con la sua famiglia fino al giorno della sua morte. Quale luogo migliore per incontrare uno dei suoi discendenti e farsi raccontare aneddoti ed emozioni familiari?
In occasione della serie di incontri Meet the Author, organizzata dall’English Heritage, Randal Keynes (pro-pronipote di Charles Darwin) mi ha condotta in una visita davvero speciale, e grazie ai suoi racconti personali mi ha regalato una visione davvero privata della famiglia di Charles Darwin.
Durante la sua infanzia Randal passava le sue vacanze estive dai nonni a Suffolk. Si divertiva moltissimo a giocare nel bel giardino della loro casa, e sua nonna Margaret gli raccontava sempre di un magnifico posto dove, quando era bambina, passava le sue di vacanze. Con la sua di nonna. Quel posto era Down House, e quella anziana signora era Emma Darwin.
In quella bella casa nelle campagne del Kent insieme ai suoi cugini Margaret si divertiva a mettere in scena delle piccole performance per i domestici, per gli zii e, ovviamente, per la nonna. Per prepararsi ai loro “spettacoli” i bambini si cambiavano dietro la porta di uno stanzino nel sottoscala, proprio davanti all’atrio dove il loro pubblico era pronto ad applaudirli. Senza che nessuno dei presenti ne fosse però a conoscenza in quello stesso stanzino si nascondeva un vero e proprio tesoro. Molti anni prima Charles Darwin vi aveva nascosto un plico di fogli scritti a matita, dove aveva annotato per la prima volta le sue rivoluzionarie idee sull’origine comune di tutte le specie viventi e il loro cambiamento nel tempo. Il nonno era morto qualche anno prima, ma nessuno avrebbe ritrovato quel tesoro nel sottoscala fino a dopo la morte di Emma.
La nonna di Randal, Margaret, era la figlia di George Darwin, il secondo figlio maschio di Charles ed Emma. Come lei molti piccoli Darwin hanno splendidi ricordi dei loro soggiorni a Down House, ma dopo la morte di Emma, nel 1896, la casa sarebbe stata venduta e nessun altro piccolo Darwin avrebbe più giocato in quel sottoscala.
È emozionante sentire Randal Keynes raccontare queste vicende proprio in quello stesso atrio, soprattutto considerando il fondamentale ruolo che egli ha avuto nel recupero della proprietà, nella realizzazione di un riallestimento storico estremamente fedele e nella sua riapertura al pubblico alla fine degli anni novanta. Ancora più emozionante è sentirgli raccontare come, arrivato per la prima volta a Down House oggi Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, immediatamente si era reso conto che era proprio quello il luogo di cui tanto gli aveva parlato sua nonna.
Visitando casa Darwin (oggi gestita dall’English Heritage) sembra veramente di tornare indietro nel tempo. Entrando in una di quelle stanze ci si aspetta quasi di sorprendere Emma che suona il pianoforte o legge un libro in salotto. Varcando la soglia dello studio di Charles non è difficile immaginare che egli abbia appena lasciato la stanza pochi minuti prima. Tutto è sistemato con cura e niente è lasciato al caso. E avere Randal come guida rende il tutto ancora più emozionante.
Con l’avvicinarsi delle festività, Randal in questo incontro ha deciso anche di raccontare qualcosa del Natale a Down House e, con la stessa intimità ed eleganza con cui ha ritratto la vita familiare nel suo libro Casa Darwin (Einaudi, 2007), ha dipinto un atmosfera molto diversa da quella che forse potremmo immaginarci.
Per i Darwin gli ultimi giorni di Dicembre erano certamente un momento felice in cui la famiglia si riuniva per le festività, ma in realtà Charles ed Emma non erano dei grandi amanti delle celebrazioni. Avevano un albero decorato in casa, ma non si scambiavano mai regali (stando al racconto della moglie Maud, George Darwin non aveva mai ricevuto un regalo di Natale fino a dopo il loro matrimonio!), il 25 andavano a messa, ma alla fine dei conti non avevano nessuna vera tradizione natalizia. L’unico “rito” speciale che ogni anno Charles non mancava di osservare la mattina di Natale, era quello di andare in giardino a raccogliere un po’ di salvia per condire il burro che avrebbe spalmato sul pane a colazione.
A parte un pranzo più ricco del normale (che Emma iniziava a pianificare fin dalla fine di Novembre), una casa più affollata e decorata con agrifoglio e vischio, non c’erano però grandi differenza con ogni altro giorno dell’anno. Charles si sedeva alla sua scrivania, riceveva la posta e scriveva a sua volta delle lettere. In qualche occasione, se iniziava un missiva in data 25 dicembre, esordiva con gli auguri, ma ogni alone di festività spariva in poche righe e riprendeva subito a parlare di muli o di ermafroditismo.
Tra gli aneddoti che Randal ricostruisce uno riguarda il Natale del 1876. Quell’anno tra le pagine del Gardener’s Chronicles si erano susseguite molte lettere preoccupate per la scarsità delle bacche dell’agrifoglio, e quell’inverno i vittoriani temevano di non poter addobbare come al solito i loro salotti. Anche Charles si era accorto del fenomeno e, osservando gli arbusti di agrifoglio che costeggiano il sentiero che percorreva quotidianamente, il Sandwalk, giorno dopo giorno aveva notato che non erano rossi come negli anni precedenti. Molti sostenevano che era colpa delle molte ghiacciate tardo autunnali, ma Darwin aveva scritto una lettera al giornale informandoli che nella primavera di quell’anno aveva osservato una scarsa presenza di api e che la vera causa era quindi una mancata impollinazione.
Alla fine del nostro incontro, Randal ci tiene a dire che a Down House le feste erano sempre un periodo felice, ma sottolinea anche che alla fine non erano così diverse dal resto dell’anno. La routine che ricostruiamo dai documenti familiari ci conferma quanto Charles ed Emma amassero condurre una vita tranquilla e isolata e mantenessero le loro abitudini giornaliera anche sotto le feste. La cosa che dava loro più gioia in questo periodo dell’anno era quella di avere tutta la famiglia sotto lo stesso tetto, di poter trascorrere insieme qualche giornata in tranquillità e di godersi qualche pranzetto speciale.
Eppure in casa qualcuno che davvero sentiva lo spirito natalizio c’era: Joseph Parslow, il loro fedele maggiordomo. Nel concludere il suo racconto sul Natale a Down House, Randal ricorda come Francis Darwin descrive la quasi incontenibile gioia con cui Parslow la mattina del 25 Dicembre scendeva nella stanza da pranzo e con voce squillante diceva “Ladies and Gentlemen, I wish you a Happy Christmas”. In cambio otteneva solo una reazione timida e imbarazzata dai Darwin. Nessun canto di Natale a Down House.