AMBIENTE

Quanta energia consumiamo

SPECIALE MILLUMINODIMENO – Nel 2010 la domanda di energia primaria si è attestata sui 185,3 milioni di tonnellate di petrolio equivalente, il 2,7% in più rispetto all’anno precedente, mentre i consumi finali sono stati 137,5 Mtep, con un incremento del 3,6% rispetto al2009. Afare i conti è l’Enea, che ha presentato il primo rapporto sull’efficienza energetica in Italia.

L’energia che utilizziamo in casa, nelle industrie o per muoverci deriva dalla trasformazione delle fonti energetiche. Questa energia primaria che si trova in natura deve essere trasformata in energia secondaria per essere sfruttata e successivamente trasportata nel luogo di utilizzo. In questo percorso verso l’utente finale ci sono delle perdite dovute ai sistemi di trasmissione e distribuzione.  Ecco perché i consumi finali sono inferiori rispetto alla domanda di energia.

Guardando al fabbisogno energetico, il nostro Paese presenta una vulnerabilità elevata: più del 70% dell’energia è, infatti, prodotta utilizzando fonti non rinnovabili (petrolio e gas naturale) importate dall’estero.

Dal punto di vista dei consumi, la suddivisione tra i diversi settori mostra una forte incidenza del settore degli usi civili, seguito da quello dei trasporti e dell’industria. In controtendenza con l’aumento del 6,6% tra il 2001 e 2005, il consumo di energia è diminuito, in media, dell’1,25% annuo tra il 2006 e il 2010. Una riduzione determinata dalla crisi economica, che ha causato una contrazione dei consumi da parte dell’industria, ma anche dagli effetti delle misure di promozione e incentivazione dell’efficienza energetica.

A livello europeo, l’Italia è uno dei Paesi a più elevata efficienza energetica tra quelli industrializzati. Il consumo procapite di energia all’anno è, infatti, pari a 2,4 tep per abitante, al di sotto della media europea pari a 2,7 tep.

Nel settore residenziale, però, siamo al di sotto della media europea. Nel 2009 il consumo di energia per abitazione (energia elettrica e riscaldamento) è diminuito del 2,6% rispetto al 2000, notevolmente al di sotto delle riduzioni ottenute da Germania, Francia e Regno Unito e Unione Europea (-11,7%).

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