MRPOD – È il 1961 quando l’Ilva, una grande acciaieria, si insedia a Taranto. Per i cittadini è un bacino occupazionale importante, lo è sempre stato in un sud afflitto dall’eterno problema della disoccupazione. Per l’ambiente e la salute dei cittadini però è una mannaia. Lo si sa da sempre ma è solo nell’ultimo decennio che la coscienza ambientalista, e non solo, delle persone ha puntato l’attenzione sull’industria pesante, specie se alle porte della città, e l’Ilva è uno degli esempi più paradigmatici. Circa un mese fa a seguito di una perizia presentata dal Gip Patrizia Todisco, dove si evidenziano una serie di danni ambientali e sulla salute pubblica causati dall’attività dell’azienda, il sindaco emette un’ordinanza che ingiunge a Ilva di tagliare drasticamente le emissioni. Frattanto è in corso un’indagine preliminare che potrebbe portare Emilio e Nicola Riva (ex e attuale Ceo dell’azienda) sotto processo per “catastrofe naturale”, e si sta anche discutendo di aprire un tavolo nazionale per valutare la vicenda (a quanti è venuta in mente la sentenza di poco più di un mese fa sull’Eternit di Casalmonferrato?).
Come andrà a finire? Abbiamo chiesto a Giorgio Assennato, presidente di ARPA Puglia, cosa succederà allo scadere del mese di ultimatum del sindaco di Taranto, e abbiamo avuto una sorpresa. Abbiamo poi chiesto anche un parere a Lunetta Franco, presidente del circolo di Taranto di Legambiente
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Le informazioni riportate sono sbagliate a partire dal 1905. al max mezzo secolo d’opo.
Sulle emissioni, informatevi bene, studiate di cosa si parla e poi fate gli articoli.
L’ILVA statale è chaos.
L’ILVA privata no! anzi…
Si scusi, c’è un errore nella data. L’ILVA come compagnia nasce nel 1905, ma lo stabilimento di Taranto viene costruito nel 1961. Mi scuso per la confusione. Le informazioni sulle emissioni sono riportate in prima persona dalle persone intervistate, rappresentanti di ARPA Puglia e Legambiente. Allo stato attuale delle cose non abbiamo motivo di metterle in dubbio. Se le ha altre fonti accertate ce lo faccia sapre e sicuramente ne possiamo parlare insieme
Reblogged this on i cittadini prima di tutto.
Gentile Federica, sono stata poco chiara e me ne scuso. Il riferimento è alla frase “Per l’ambiente e la salute dei cittadini però è una mannaia”. Non alle dichiarazioni limpide del Dott. Assennato.
L’area industriale di Taranto è stata dimenticata per 40 anni. E la mannaia, secondo me, arriva da quegli anni.
Raffinazione, siderurgia, cementifici, inceneritori, pseudo termovalorizzatori.
Qualcuno ha cambiato linea, qualcuno no.
Ma i piccoli si nascondono bene.
Saluti e complimenti per il servizio (podcast).