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MrPod – Omeopatia: cosa cambia se i prodotti vengono registrati?

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MRPOD – È notizia di questi giorni: i prodotti omeopatici diventano certificati. L’Italia infatti recepisce una direttiva europea del 2006 in base alla quale anche i rimedi alternativi devono seguire un iter di registrazione prima di essere immessi sul mercato. A occuparsi del censimento di qualcosa come 30 mila prodotti in commercio – sarà l’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco. Mentre le aziende del settore si sfregano le mani, perché potranno finalmente mettere sul mercato nuovi preparati sia in Italia che all’estero, c’è chi parla di svolta storica per il riconoscimento ufficiale della medicina non convenzionale. Volano parole grosse, come “equiparazione”. Ci s’illude che i prodotti omeopatici, da ora in poi, saranno sottoposti a uguali controlli e, quindi, acquisiranno finalmente pari dignità dei farmaci tradizionali. O, al contrario, se non dovessero superare gli esami, saranno tolti dalla circolazione, tagliando la testa al toro sull’eterna diatriba tra sostenitori e detrattori della disciplina dell’estrema diluizione di Hahnemann. Bene, le cose non stanno affatto così.

“L’Europa chiede, sì, che i prodotti omeopatici siano registrati, ma attenzione, secondo una procedura semplificata, per la quale non è richiesta alcuna prova dell’efficacia terapeutica”, spiega a OggiScienza Silvio Garattini, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, recentemente nominato nel consiglio di amministrazione dell’Aifa. La differenza è enorme: mentre i farmaci, quelli veri, devono seguire lunghi studi scientifici e sperimentazioni cliniche per dimostrare di esser sicuri e funzionare, i prodotti omeopatici no. Insomma, tutto come prima. Si chiede solo che siano protocollati, in modo da sapere quali sono in vendita e quanti. Il fatto che sia l’Aifa a occuparsi della procedura dà adito a facili fraintendimenti. “Non c’è un bollino di riconoscimento, non si afferma che questi principi sono attivi”, sottolinea Garattini. “È solo una registrazione, non un processo di autorizzazione”. La confusione però è grande. E se l’intenzione dell’Europa era evitare il far west dell’omeopatia, il risultato finale è solo un gran pasticcio.

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