POLITICA – Partho Sarothi Ray dell’Indian Institute of Science and Education, pluripremiato per le ricerche sul ruolo degli RNA nella regolazione genica e sul virus dell’epatite C, è stato fermato a Kolkata l’8 aprile durante una dimostrazione pacifica. Accusato di cospirazione contro il governo del West Bengala, è tuttora detenuto insieme ad altri sei militanti per i diritti umani.
P.S. Ray – fondatore di Sanhati insieme ad altri ricercatori – chiedeva la ricollocazione come da leggi statali dei dalit espulsi il 30 marzo dallo slum di Nonadanga, all’origine destinato dall’amministrazione ad espulsi e rifugiati da altre zone della città. I capi d’accusa riferiti dal Times of India, un quotidiano moderato, sono inquietanti
legami con la guerriglia maoista, detenzione di armi, munizioni ed esplosivi.
In attesa di giudizio, gli imputati i restano in carcere per “assembramento illegale” e “attacco alla polizia”, due fatti smentiti da reportage televisivi. In sostanza
Il Pubblico Ministero ha ritenuto che ogni forma di dissenso democratica e pacifica costituisce una cospirazione a scopi sovversivi.
Con accuse simili, militanti per i diritti umani sono stati ripetutamente “interrogati” per ottenere informazioni su depositi di armi ed esplosivi. Interrogati tra virgolette perché in caso di sospette attività terroristiche la tortura è d‘uso corrente.
Mentre proseguono le proteste non violenti per far rispettare i diritti degli espulsi da Nonadanga, alcuni biologi indiani e americani raccolgono firme sotto una petizione indirizzata a Mamata Banerjee, prima ministra del Bengala Occidentale. Chiedono la liberazione di P.S. Ray e degli altri arrestati, e il ritiro delle accuse “assurde” prima che siano “interrogati”.
Credito immagine: P.S. Ray