SALUTE – Le lezioni di canto del Passero del Giappone, un piccolo e socievole pennuto, potrebbero aiutare a trovare nuovi modi per trattare malattie neurologiche che compromettono il movimento, come ad esempio la malattia di Huntington e il Parkinson.
La ricerca nasce dall’osservazione del maschio di questa specie mentre impara a riprodurre la melodia che gli servirà a incantare le femmine una volta raggiunta la maturità sessuale. Si tratta di una lunga fase di apprendimento, fatta di prove ed errori, durante la quale l’uccello ripete per centinaia di volte al giorno lo stesso motivo, migliorandolo continuamente con dei piccoli aggiustamenti del suono. Lo studio di questo processo ha permesso a un gruppo di ricercatori della University of California, San Francisco, di identificare una nuova caratteristica dei gangli della base, un insieme di nuclei di sostanza grigia del cervello che agisce come centro di apprendimento.
“La sorpresa è stata scoprire che i gangli della base sono in grado di prestare attenzione e ottenere informazioni anche quando non vengono direttamente coinvolti”, dice Michael Brainard, uno degli autori della ricerca pubblicata su Nature. Bloccando infatti la comunicazione verso l’esterno di uno dei circuiti chiave dei gangli della base, i ricercatori hanno verificato che il passero diventa incapace di cambiare e migliorare la melodia cantata. Ma, non appena la comunicazione viene ripristinata, succede qualcosa di straordinario: l’uccello comincia immediatamente a eseguire la melodia perfezionata. Il blocco del circuito impedisce dunque la fase di allenamento pratico ma, anche in questa situazione, il cervello continua a registrare le informazioni, a imparare e a mettere a punto strategie di miglioramento.
Questi risultati suggeriscono che i gangli della base siano ben più versatili di quanto si sia finora compreso e supportano l’idea che eventuali problemi legati alla loro capacità di ricevere informazioni potrebbero innescare i disturbi del movimento che sono sintomi tipici dell’Huntington e del Parkinson.
Crediti immagine: Serena Gradari