JEKYLL – 19 maggio 2012. Bastia del Castello di Torre, Pordenone. Le istituzioni, in pompa magna, tagliano il nastro del percorso installativo della terza edizione di Humus Park International Land Art Meeting and Exposition.
La manifestazione, curata da Gabriele Meneguzzi e Vincenzo Sponga con il sostegno, tra gli altri, dell’Anci e della Presidenza del Consiglio dei Ministri, celebra quella corrente artistica affermatasi tra gli anni ’60 e ’70, negli Stati Uniti innanzitutto, come movimento di rottura con un’arte commerciale e legata agli spazi chiusi.
I land-artisti escono dai contesti tradizionali della galleria o del museo ed intervengono direttamente sullo spazio macroscopico della natura, creando opere d’arte nate in quel posto e per quel posto, per lo più effimere (a volte basta l’alta marea a distruggere tutto), che restano affidate alla documentazione fotografica e video, o a schizzi. È un grido contro chi acquista opere d’arte più per investimento che per apprezzamento dei loro contenuti artistici, nonché desiderio di far ritorno all’oggetto naturale, dopo che una civiltà tecnologica incalzante ha ormai da tempo sconvolto il rapporto uomo natura.
E così, ispirati dalle linee di erba calpestata di Richard Long e dai monumentali impacchettamenti di Christo, gli artisti dell’Humus Park hanno preso in prestito ciò che la natura del Parco del Castello di Torre offriva loro e, in una settimana di tempo, hanno realizzato opere d’arte uniche e irripetibili, visibili, nel loro ciclo vitale naturale, fino alla fine dell’estate.
19 giugno 2012. Bastia del Castello di Torre, Pordenone. OggiScienza immortala le installazioni a un mese dalla loro creazione. Come le avrà completate, la natura? Guarda la photogallery:
Crediti per le foto: Elena Del Maschio