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Armonia di movimenti, armonia di note

NOTIZIE – A volte basta un gesto: la qualità estetica di un concerto di musica classica sarebbe determinata, infatti, dalla qualità della comunicazione non-verbale tra il direttore d’orchestra e i musicisti. È questa la conclusione di uno studio, recentemente pubblicato su PLoS ONE, che mirava proprio a analizzare come i movimenti del corpo possano influenzare la qualità di esecuzione di un brano e, in generale, l’efficacia della comunicazione visiva nelle interazioni sociali.

La ricerca, guidata dall’Università di Ferrara e dall’Istituto Italiano di Tecnologia ma comprendente anche ricercatori francesi, turchi e americani, ha osservato e misurato i movimenti coordinati degli archetti dei violinisti di un’orchestra rispetto alla bacchetta del direttore durante l’esecuzione di alcuni brani di Mozart. Ciò che è risultato chiaramente è che la qualità dell’esecuzione migliorava all’aumentare del coordinamento tra le diverse parti. In questo caso, però, la sincronia rilevante era quella che si manifestava nel comune intento di creare la melodia, non nella ricerca di movimenti tutti uguali. Ma non si trattava semplicemente di esercizio o preparazione: molto dipendeva anche da come i musicisti consideravano il direttore. Tanto più quest’ultimo viene infatti percepito come una presenza forte e autorevole, tanto più l’orchestra tenderà a seguirlo con precisione.

Lo studio, “Leadership in Orchestra Emerges from the Causal Relationships of Movement Kinematics”, è nato ed è stato finanziato all’interno di due progetti europei: SIEMPRE (Social Interaction and Entertainment using Music Performance Experimentation) e POETICON (The poetic of everyday life: grounding resources and mechanisms for artificial agents). Lo scopo generale di questi progetti è proprio quello di indagare le dinamiche sociali a partire dalla comunicazione non-verbale e in questo contesto il modo dell’arte sembra aver trovato un posto di primo piano.

“La valutazione estetica è un’affascinante capacità umana e tuttavia è anche uno degli aspetti più intangibili dell’intelletto,” scrivono gli autori della ricerca. “Esplorare le regole che governano questo tipo di esperienze ha potenzialmente una grande rilevanza per le neuroscienze.” Le arti infatti sembrerebbero essere un terreno privilegiato per comprendere come funziona il cervello quando si considerano differenti modi di comunicazione. “In questo contesto,” scrivono ancora i ricercatori, “la musica potrebbe essere usata come una finestra sui complessi processi del cervello.”

Per capire quale particolare opportunità rappresenti uno studio sulla musica per la comprensione delle spesso intricate dinamiche del cervello, basti pensare che, all’interno di un’orchestra, ogni musicista deve acquisire e rielaborare informazioni provenienti da diverse fonti: ha uno spartito da seguire e un brano su cui si è esercitato da riprodurre; allo stesso tempo ascolta e vede quello che gli altri musicisti stanno facendo; e a questo si aggiunge la concentrazione sui movimenti del direttore d’orchestra, essenziali per sapere come interpretare una certa frase musicale. Una comunicazione quest’ultima che avviene, appunto, solamente attraverso il linguaggio del corpo e dalla quale però dipende la qualità dell’intera esecuzione.

Crediti immagine: myfuture.com (Flickr)

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