NOTIZIE – Linguistica, antropologia e genetica collaborano ormai da tempo, unite dallo scopo di tracciare ipotesi sull’evoluzione delle popolazioni umane. Un’area del mondo particolarmente interessante a questo proposito è il corno d’Africa, da cui secondo alcune teorie sarebbe partita la specie umana poi trapiantatasi in Europa. Una ricerca britannica ha ora cominciato a svelare l’eredità genetica delle popolazioni etiopi, dotate di uno dei gradi di diversità maggiori del mondo. I ricercatori hanno scoperto che i genomi di alcuni popoli etiopi hanno somiglianze sorprendenti con quelle delle popolazioni di Israele e Siria, il che sembra dare un qualche fondamento genetico alla leggenda della Regina di Saba.
La ricerca, pubblicata sull’American Journal of Human Genetics, ha rivelato una mescolanza genetica, risalente a circa tremila anni fa, tra etiopi e popolazioni non africane. I dati sull’origine geografica e sul periodo in cui sarebbe avvenuto questo mix, supportati anche da studi linguistici precedenti, sono consistenti con quelli della leggenda della Regina di Saba che, secondo il libro etiope Kebra Nagast (per inciso, si tratta di uno dei testi sacri del rastafarianesimo) ebbe un figlio dal re Salomone d’Israele, e che è menzionata sia nella Bibbia sia nel Corano.
L’Etiopia è stata spesso ritenuta uno dei punti di passaggio dall’Africa verso il resto del mondo, e ciò sembra confermato dal fatto che nell’area sono stati reperiti antichissimi fossili che testimoniano la presenza dell’uomo in tempi storici. Studiare la genetica di popolazioni all’interno di questa regione così diversa potrebbe aiutare a farsi un’idea più precisa dell’origine dei primi umani.
“Dalla loro posizione geografica, è logico pensare che la migrazione dall’Africa cominciata sessantamila anni fa abbia avuto inizio in Etiopia o in Egitto. Finora si sapeva poco, dal punto di vista genomico, delle popolazioni che abitavano la regione nord-orientale dell’Africa. Questo è il primo studio sui genomi di un gruppo rappresentativo di popolazioni etiopi “, spiega Luca Pagani, della divisione di antropologia biologica dell’Università di Cambridge, primo autore dell’articolo. “Volevamo comparare il genoma degli etiopi con quello di altri africani, per inserire una tessera essenziale nel puzzle genetico africano e mondiale”.
I ricercatori hanno trovato che il genoma etiope non è antico quanto si riteneva in precedenza, e lo è meno dei genomi di alcune popolazioni dell’Africa meridionale. Sono stati inoltre trovati dei legami anche con altre popolazioni. “Abbiamo scoperto che il 40-50% del genoma di alcuni etiopi è più vicino a quelli di popolazioni non africane, mentre la metà restante si avvicina maggiormente a quelli di popolazioni africane”, afferma Toomas Kivisild, coautore dello studio e collega di Pagani a Cambridge. “Abbiamo calcolato le distanze genetiche e abbiamo visto che le regioni non africane del genoma sono più vicine a quelle delle popolazioni egiziane, israeliane e siriane, che a quelle dei vicini yemeniti e arabi”.
Il gruppo ha scoperto che questi due gruppi di popoli africani e non africani si sono mescolati circa tremila anni fa, molto prima delle espansioni islamiche storicamente documentate e del più recente periodo coloniale.
Uno studio precedente aveva già rivelato che l’etio-semitico, una lingua etiopica appartenente a una famiglia linguistica parlata anticamente in Medio Oriente, si è divisa dal gruppo principale semitico tremila anni fa, più o meno all’epoca in cui la componente genomica non africana è arrivata in Etiopia. Tutti questi dati, combinati, si adattano bene al quadro temporale e spaziale della leggenda riportata nel Kebra Nagast.
“Questa ricerca non sarebbe stata possibile senza lo splendido lavoro sul campo dei nostri colleghi etiopi, Endashaw Bekele e Dr Ayele Tarekegn. Un lavoro durato anni. L’incredibile diversità genetica presente all’interno dei popoli d’Etiopia è una ricca risorsa che contribuirà sia alla nostra comprensione dell’evoluzione umana sia allo sviluppo della medicina personalizzata”, afferma Neil Bradman, tra gli autori della ricerca, dello University College di Londra. “Il governo etiope ha per tradizione l’incoraggiamento della ricerca genetica, una politica di buon augurio del il futuro della nostra disciplina”.
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