SALUTE – Si riapre il dibattito sulla pericolosità dell’uso della cannabis. I risultati di uno studio pubblicato online sulla rivista PNAS indicano che l’uso regolare e prolungato di cannabis negli adolescenti è associato a un declino nelle capacità cognitive: problemi di attenzione e di memoria, e la perdita di alcuni punti del quoziente di intelligenza (QI).
L’indagine, condotta su un gruppo di oltre 1000 neozelandesi tenuti sotto osservazione per un periodo di 25 anni, ha mostrato che gli effetti della sostanza dipendono in gran parte dall’età dei consumatori. Chi ha iniziato a far uso di cannabis in modo regolare prima dei 18 anni, infatti, ha mostrato una perdita significativa delle capacità cognitive, che non è stata invece osservata tra i consumatori più adulti.
La ricerca, frutto della collaborazione di ricercatori della Duke University, del King’s College di Londra e della neozelandese University of Otago, si inserisce all’interno del Dunedin Study, una larga indagine medica che da 40 anni segue lo sviluppo di 1037 bambini nati a Dunedin, in Nuova Zelanda. L’alto numero di partecipanti e la durata dello studio sembrano indicare l’affidabilità dei risultati osservati.
Non è la prima volta che uno studio suggerisce un legame tra il consumo di cannabis e un danno alle capacità mentali. Le ricerche precedenti, tuttavia, soffrivano di una grossa limitazione. Si basavano principalmente sul confronto tra consumatori e non consumatori di cannabis, lasciando aperto un dubbio: le peggiori capacità cognitive dei consumatori sono dovute all’uso della sostanza, o le persone che fanno un uso intensivo di cannabis hanno in media prestazioni cognitive più scarse prima di diventare consumatori?
Lo studio pubblicato sembra sciogliere questo nodo.
I ricercatori hanno infatti effettuato dei test per valutare le capacità cognitive dei partecipanti all’età di 13 anni, prima che iniziassero a far uso di cannabis. Nel corso degli anni, i ragazzi e le ragazze che facevano parte dello studio sono stati intervistati in diverse occasioni riguardo al consumo della sostanza. Venticinque anni dopo i primi test, i ricercatori hanno nuovamente verificato le capacità dei partecipanti, e analizzato i risultati sulla base delle informazioni sull’uso di cannabis.
I dati raccolti indicano che i partecipanti con una maggiore dipendenza dalla sostanza hanno mostrato un maggior declino nel quoziente di intelligenza.
I risultati non sembrano essere influenzati da altri fattori, spiegano i ricercatori, che hanno analizzato ed escluso possibili spiegazioni alternative come l’uso di altre droghe, la dipendenza da tabacco o alcol, l’uso recente di cannabis, gli anni di studio o la diagnosi di schizofrenia. L’unico elemento che sembra fare una differenza nei risultati è l’età di inizio del consumo. Se i consumatori adulti non hanno mostrato alcun peggioramento nei test, un uso regolare e prolungato di cannabis a partire dall’adolescenza è associato a una perdita di otto punti del quoziente di intelligenza.
Otto punti di QI sono un valore così significativo?
Forse sì, suggeriscono gli autori. Come spiega il comunicato stampa della Duke University, si può provare a quantificarlo in questo modo: se con un QI di 100 ci si trova nel 50esimo percentile, con una perdita di otto punti e un QI di 92 si scivola al 29esimo percentile.
È importante notare che lo studio, se pure più solido delle ricerche precedenti, non è in grado di indicare in modo definitivo una relazione di causa, dal momento che potrebbe esistere una terza variabile, non identificata, legata in qualche modo sia al consumo di cannabis che al declino cognitivo.
Secondo i dati dell’ European Monitoring Centre for Drugs and and Drug Addiction, in Italia circa il 20% degli studenti di 15-16 anni ha già fatto uso di cannabis, mentre il 4% l’ha sperimentata prima dei 13 anni.
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