CRONACA – Perché i bimbi umani nascono assolutamente inermi e decisamente meno sviluppati dei cuccioli degli altri mammiferi? È una questione su cui gli evoluzionisti si sono scervellati per decenni ma che trova al momento ipotesi ancora parzialmente messe alla prova. Un nuovo studio di imminente pubblicazione su PNAS offre dati a supporto di una teoria recente, affossando invece quella attualmente più accreditata.
La questione è questa: gli esseri umani nascono con il cervello che è grande il 30% di quello adulto, e hanno una corposa fase di sviluppo fuori dall’utero della mamma. Se è vero che anche altre specie nascono parzialmente sviluppate, nessuna ci eguaglia (caso a parte rappresentano i marsupiali). Faccio un esempio che dovrebbe chiarire: anche gli scimpanzè nascono parzialmente non sviluppati, ma un essere umano per raggiungere lo sviluppo comprarabile a quello di un neonato di scimpanzè dovrebbe stare nella pancia di mamma dai 18 ai 21 mesi, invece dei 9 canonici.
Perché la selezione naturale ci ha portato a far nascere piccoli così inermi, si chiedono gli scienziati? L’ipotesi più accreditata è stata battezzata con il nome di “dilemma ostetrico” e rappresenta un compromesso fra due caratteri chiave dell’evoluzione umana: la stazione eretta e il cervello voluminoso. L’essere passati a una deambulazione bipede ha rivoluzionato la struttura del nostro scheletro e ha modificato l’anatomia del parto, rendendolo più difficoltoso. Il canale uterino s’è ristretto. Visto che però in concomitanza con il nostro erigerci ci si è anche allargato il cervello e la scatola cranica che lo contiene, il bambino non passava più. Da qui la necessità di farlo nascere prima di uno sviluppo completo.
Ma perché l’evoluzione non ha fatto sì che un’altra spinta evolutiva portasse al ri-allargamento del canale nel nuovo assetto bipede, si sono chiesti gli autori dello studio pubblicato su PNAS (non solo loro, a dire il vero)? La spiegazione più in voga è che un bacino più largo ha un costo energetico più alto nella deambulazione per cui sarebbe una soluzione troppo invalidante per gli individui interessati (cioè le donne).
Holly Dunsworth e colleghi hanno messo alla prova quest’ipotesi. Innanzituto sono partiti dall’ipotesi che se il bacino più largo è più costoso energeticamente allora le donne dovrebbero essere di default svantaggiate rispetto agli uomini. La maggioranza degli studi sull’energetica e la meccanica della locomozione umana (messi in rassegna) non evidenziano però questo svantaggio.
Inotre il team ha calcolato che per partorire un bimbo in uno stadio di sviluppo maggiore, quello citato sopra comparabile a quello dei neonati di scimpanzè, l’apertura pelvica superiore (della piccola pelvi, il punto più stretto dove passa il bambino) dovrebbe essere più larga solo di 3 centimetri. Certe donne hanno già questa caratteristica però e non appaiono comunque svantaggiate.
Dunsworth e colleghi propongono un’ipotesi alternativa che chiamano ipotesi EGG (letteralmente “uovo” in inglese, ma l’acronimo sta per Energetics, Growth, Gestation, preferita all’alternativo HAM, che satebbe stato invece Humans are Mammals, o almeno così scrive l’autrice nel suo blog). Si tratta di un’ipotesi metabolica: il bambino che si sviluppa nell’utero richiede molte risorse metaboliche da parte della genitrice. Il fatto che ci siamo evoluti fino ad avere un cervello molto grosso e complesso ha aumentato questa richiesta di energie, al punto che per la mamma c’è un punto in cui “quando è troppo, è troppo” e continuare lo sviluppo in utero metterebbe a rischio la sua stessa salute – compromettendo capra e cavoli. Perciò a un certo punto, prima di raggiungere l’eccesso, il bambino viene partorito e continua lo sviluppo fuori dal corpo della mamma.
L’ipotesi è intrigante, non tutti la trovano sufficiente.
Come si può leggere in un articolo su Scientific American, Karen Rosenberg, Dell’Università del Delaware, che con ogni probabilità è davvero la maggiore esperta mondiale sulla nascita umana (che comunque trova lo studio molto interessante) l’ipotesi metabolica non esclude quella ostetrica.
C’è un’altra ipotesi MOLTO interessante, che ha un fascino speciale per noi umani (e che spero vedere messa alla prova il prima possibile): nasciamo cosi immaturi, per certi versi cera da plasmare, perché per l’essere umano la componente di apprendimento (la famosa cultura) è fondamentale. Il primo a proporre quest’ipotesi negli anni 60 fu Aldolf Portman: i bambini devono essere in grado di assorbire il più facilmente possibile le nuove informazioni. Forse un sistema cognitivo più immaturo e flessibile è più adatto a questo scopo.
(Il paper non è ancora disponibile su PNAS, ma a quanto scrive l’autrice lo sarà al più presto. Questo il riferimento che lei da: Dunsworth HM, Warrener A, Deacon T, Ellison P, and H Pontzer (2012) Metabolic hypothesis for human altriciality. PNAS)
Crediti immagine: SCA Svenska Cellulosa Aktiebolaget