CRONACA – La pelle di questo roditore si stacca con insospettabile facilità, quando questo si divincola per sfuggire a un predatore. Per un mammifero, come il topo spinoso (per la precisione Acomys kemp e Acomys percivali), non sembra una strategia vincente con il rischio che c’è di contrarre infezioni attraverso le ferite aperte. Il punto è che, scrivono gli autori di un paper su Nature, questo animale ha straordinarie (specie per un mammifero) capacità rigenerative.
La rigenerazione dei tessuti è stata molto studiata in animali come le lucertone, le salamandre e i vermi piatti, che sono capaci di far ricrescere interi arti, a volte come nel caso del verme piatto l’intero organismo a partire anche da una sola cellula, ma nei mammiferi il fenomeno è molto limitato. Il topo spinoso rappresenta un’eccezione nel panorama.
Gli autori hanno visto che larghe ferite sul dorso del roditore si riducono del 64% nel giro di un solo giorno e spariscono del tutto senza lasciare cicatrici in soli 3 giorni. Il segreto dell’assenza di cicatrici sta in come le fibre di collagene si dispongono sulla ferita: nella pelle umana per esempio tendono a formare una rete ordinata, ma nel topo hanno una disposizione lassa e casuale.
Secondo le osservazioni il meccanismo rigenerativo della pelle del topo spinoso è simile a quello della salamandra: nel momento in cui si forma una ferita si creano delle cellule simili a quello che nella salamandra gli scienziati hanno chiamato “blastema” cioè un gruppo di cellule indifferenziate (che non corrispondono cioè a nessun tessuto adulto) che assomigliano a delle staminali embrioniche.
Il topo spinoso si presenta ora come un modello animale per la rigenerazione più vicino all’essere umano di quelli finora tradizionalmente usati.
Crediti immagine: Neil T