CULTURA

Equilibrio instabile – il terremoto attraverso gli occhi dei disabili mentali

Ascoltate l’intervista a Marta Puviani! [audio http://oggiscienza.it/wp-content/uploads/2012/10/intervista-terremoto-e-disabilitc3a0-mentale.mp3]

SALUTE – In Emilia il terremoto ha lasciato tracce profonde non solo nel territorio, ma anche nelle menti delle persone e ancora oggi la paura di nuove scosse accompagna la vita quotidiana di molti.

Come reagisce al trauma del terremoto chi è già provato da disabilità mentale? Ne abbiamo parlato con Marta Puviani, responsabile della comunità di psichiatrici gravi “La Fattoria”, in occasione della Giornata Mondiale sulla Salute Mentale e di Màt, Settimana della Salute Mentale in provincia di Modena dal 21 al 28 ottobre. La sua comunità, a seguito del sisma, ha dovuto abbandonare la casa in campagna in cui risiedeva per trasferirsi in un albergo accanto all’autostrada.

Qual è stata la reazione degli utenti della comunità?
“Immediatamente la reazione è stata di negazione dell’evento e del reale pericolo in caso di altre scosse. Mancanza di attivazione, quindi, a una possibile azione di fuga o di messa in sicurezza di ciascuno. Successivamente per gli utenti è stato difficile affrontare il post-terremoto e non è stato sufficiente parlarne con gli operatori. Quindi dopo la seconda scossa molto forte del 29 maggio abbiamo parlato dei loro vissuti, poi abbiamo cercato di trovare una soluzione al terremoto, senza però dare una lista di cose da fare, ma cercando di trovarla insieme, rispettando le normative. Si può dire che siamo arrivati insieme a trovare un protocollo per la comunità”.

Ora vivete in un albergo insieme ad altri sfollati. Com’ è la vita con queste persone?
“Non è stato facile trovare una mediazione. Gli altri sfollati sono persone di tante culture diverse, anche con altri disagi sociali. Inoltre certe caratteristiche dei pazienti sono diventate oggetto di derisione da parte di alcuni bambini o di altri ospiti dell’albergo, quindi se all’ inizio le relazioni erano stimolate, col tempo gli utenti hanno evidenziato sempre più problemi.

Nella fattoria i pazienti potevano fare l’orto, la spesa, le lavatrice, rifare il letto, tutte attività quotidiane, senza le quali la vita non può apparire reale”.

Ritorniamo ai giorni del terremoto. Come è stato il trasloco dalla fattoria all’ albergo?
“Dopo la scossa forte di domenica 3 giugno è venuto un ingegnere per fare una nuova valutazione. Ho fatto avere subito il verbale al presidente della cooperativa Gulliver che gestisce la comunità e al direttore del dipartimento di salute mentale che hanno concordato di lasciare la casa. Con gli operatori abbiamo cercato di organizzare al meglio il trasloco perché il giorno successivo avremmo dovuto parlare con gli utenti, preparare le valigie e andare via.

Lo spostamento, anche se immediato, è avvenuto in modo positivo grazie alle modalità di lavoro della comunità. Quest’anno abbiamo lavorato con gli utenti su una modalità strutturata per risolvere i problemi, grazie al supporto di Lorenza Magliano, docente alla Seconda Università di Napoli. Abbiamo lavorato non solo sull’individuo, ma anche sul gruppo e sul contesto. Per cui dopo aver parlato con gli utenti, tranne uno che non voleva venire via, tutti gli altri hanno abbastanza compreso la situazione, si sono sentiti supportati dagli operatori e questo non è stato causa di scompensi”.

E adesso quale sarà il futuro della comunità?
“Siamo alla ricerca di una nuova sistemazione in una posizione più centrale a Modena. Probabilmente una struttura divisa in due appartamenti. Ci arriveremo insieme, cercando la casa e i mobili insieme”.

Finalmente una casa, quindi?
“Sì, una casa vera”

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