JEKYLL – Il consumo globale di metilfenidato, principio attivo del Ritalin, è passato da 4,2 tonnellate nel 1992 a 51 tonnellate nel 2011. Il dato, contenuto nel rapporto annuale dell’International Narcotics Control Board, è destinato ad alimentare le controversie sull’ADHD (sindrome da iperattività con deficit di attenzione) e sugli psicofarmaci prescritti per curarla.
Solo negli Stati Uniti (storicamente i maggiori importatori delle anfetamine usate nella preparazione dei farmaci per l’ADHD) il consumo di metilfenidato è aumentato costantemente dal 1992 al 2011: da 1,5 a 10,8 dosi giornaliere ogni 1.000 abitanti. Secondo il Drug Abuse Warning Network fra il 2005 e il 2010 il numero di visite al pronto soccorso causate da questi medicinali è quasi triplicato (da 13.379 a 31.244). In America il Ritalin è oggi al ventinovesimo posto nella classifica dei farmaci più venduti. Sono 5 milioni e 200 mila i giovani americani fra i 3 e i 17 anni che hanno ricevuto una diagnosi di ADHD, vale a dire l’8,4% dei bambini compresi in questa fascia d’età (Centers for Disease Control and Prevention).
Ma qual è la situazione in Italia? Lo abbiamo chiesto a Pietro Panei, responsabile del Registro italiano dell’ADHD dell’Istituto Superiore di Sanità: “In Italia la prevalenza attesa nella popolazione fra 6 e 18 anni è dell’1%, che corrisponde a 75.000 soggetti. Il disturbo però ha una gravità molto variabile; il farmaco viene somministrato solo nei casi più gravi, ed è sempre affiancato da altri strumenti, come la terapia psico-comportamentale e l’intervento sulla situazione scolastica e famigliare. I casi di questo tipo in Italia sono oggi poco più di 3.000. Ci aspettiamo che nei prossimi anni il loro numero cresca, fino ad attestarsi attorno a 8.000 pazienti”.
Numeri decisamente più contenuti rispetto agli Stati Uniti. A che cosa è dovuta questa differenza?
“Innanzitutto in Italia la diagnosi può essere fatta solo da un neuropsichiatra infantile in un centro accreditato” spiega Panei “mentre in America qualunque medico può formulare una diagnosi di ADHD. In secondo luogo il nostro Servizio Sanitario copre, almeno in parte, il costo sia dei farmaci che della terapia. In America questo non succede; e quando il Ritalin costa poco più di 3 dollari a confezione, mentre un’ora di psicoterapia costa 700 dollari, il farmaco può diventare l’unica opzione praticabile dal punto di vista economico per una famiglia. Inoltre in Italia il metilfenidato, più noto come Ritalin, e l’atomoxetina, conosciuta come Strattera, sono autorizzati solo dai 6 anni di età in su, mentre in America vengono prescritti anche a pazienti più giovani”.
Qui l’infografica interattiva realizzata da Adriana Schepis sulla cura farmacologica dell’ADHD in Italia »
In apertura: la copertina del rapporto annuale dell’International Narcotics Control Board