SALUTE – “È possibile distinguere il cervello autistico da quello che non lo è semplicemente osservando i pattern di attività neurale? Sì, è possibile”: Roberto Fernandez Galan della Cave Western Reserve University è sicuro che il metodo diagnostico da lui sviluppato con altri colleghi dell’Università di Toronto (pubblicato sulla rivista PLoS One) servirà a migliorare le diagnosi di autismo, che per ora si basano in gran parte sull’osservazione del comportamento dei bambini.
Il metodo di Galan invece parte dall’osservazione dell’attività elettrica del cervello attraverso una MEG (magnetoencefalografia) e individua alcune differenze chiave fra individui autistici e sani. La MEG misura i campi magnetici che si generano dall’attività elettrica dei neuroni e può tracciare le connessioni fra le varie aree del cervello in maniera direzionale (stabilisce infatti non solo quali aree sono collegate ma in che direzione sta fluendo il segnale elettrico).
Basandosi sull’osservazione di 19 bambini, 9 dei quali con una diagnosi accertata di autismo, hanno osservato alcune differenze importanti: per esempio negli autistici c’era un asimmetria nel flusso delle connessioni fra le aree frontali e quelle posteriori della corteccia, e cioè l’informazione fluiva verso la parte frontale ma non viceversa. In generale Galan e colleghi hanno visto che il network di connessioni è più complesso nei non autistici che negli autistici. Ora bisognerà vedere se la metodologia manterrà le promesse. Intanto a quanto pare la Cave Western Reserve ha già iniziato le pratiche di richiesta per il brevetto.
Crediti immagine: Plos One