CRONACA – Che cosa si nasconde dietro un qualsiasi rubinetto del bagno, sulla sponda di un letto o sulla superficie di una maniglia in ospedale? Migliaia e migliaia di germi e batteri, un microscopico ecosistema, invisibile a occhio nudo, segno del passaggio quotidiano della gente…
Ma quanti microrganismi ci sono in un padiglione ospedaliero completamente nuovo? Almeno 70.000 tipi. Lo hanno scoperto i ricercatori di un consorzio dell’Università di Chicago all’interno di un progetto chiamato Hospital Microbiome Project. Si tratta di un monitoraggio iniziato un anno fa con l’intento di scoprire come i microbi, patogeni inclusi, si muovono e colonizzano i dipartimenti di un ospedale. Un’iniziativa che parte dai National Institutes of Health statunitensi con l’obiettivo di identificare i vari microrganismi e il loro rapporto con la salute umana.
La ricerca è partita, insomma, prima ancora che il nuovo padiglione del Centre for Care and Discovery di Chicago aprisse le porte ai pazienti. Settimanalmente i ricercatori hanno raccolto campioni dai pavimenti, dall’aria, dall’acqua, dagli interruttori della luce e poi ancora computer, mouse, mani, nasi, scarpe degli operai e degli ingegneri che si adoperavano a costruire l’ala nuova. Ciò che hanno scoperto è che alla sua apertura, il padiglione offriva già ai pazienti in arrivo un bel quantitativo di microbi.
Un mese prima dell’apertura sono state scelte e testate cinque stanze in chirurgia, cinque in oncologia e una zona dedicata al personale. Perfino le scatole dei guanti che si trovavano in ogni stanza sono state settimanalmente analizzate, per un totale di 12.392 campioni.
A febbraio del 2013 i pazienti hanno iniziato ad entrare nel centro e così sono partiti anche i test su di loro: nasi, facce, mani, inguini. Tutti analizzati giornalmente. Una collezione che si concluderà solo a fine anno, quando i ricercatori avranno ottenuto almeno 15.000 campioni utili. Nonostante il team non abbia concluso il lavoro e sia stata studiata solo una parte dei campioni, alcuni dati preliminari sono già stati presentati alla Conference on the Microbiology of the Built Environment che si è tenuta in Colorado. E mostrano anche qualche risultato inaspettato, in particolare riguardo alla provenienza e alla persistenza dei patogeni.
In generale i pazienti possono essere divisi in tre categorie: quelli che hanno problemi di salute meno importanti, che si risolvono con la chirurgia e una permanenza in ospedale fino a tre giorni, quelli le cui problematiche richiedono pratiche chirurgiche più importanti e permanenze prolungate e, infine, i malati cronici. I pazienti che restano nella loro stanza per pochi giorni, pare non lascino un importante strascico di microbi. Tant’è che, una volta che le stanze sono state ripulite, la situazione torna a com’era prima del loro ricovero. I pazienti più gravi, che rimangono più tempo in ospedale, invece, lasciano un’impronta microbica notevole, anche dopo la pulizia della stanza. Ma, anche tra questi invisibili abitanti a lungo termine, il gruppo di ricercatori non ha riscontrato patogeni persistenti. E allora da dove arrivano quei patogeni che ancora oggi sono causa, solo negli Stati Uniti, di quasi due milioni di infezioni ospedaliere all’anno? Tutto ancora da valutare. Attendiamo, dunque, la seconda fase dello studio.
Crediti immagine: Rocky Mountain Laboratories, NIAID, NIH, Wikimedia Commons