CRONACA – Il 25 Luglio la Polizia Locale di Roma ha messo sotto sequestro preventivo i siti www.scienzaperlamore.it e www.biohyst.it in concorrenza della conclusione delle indagini preliminari per truffa aggravata e associazione a delinquere nei confronti dell’ associazione Scienza per Amore, il suo capo Danilo Speranza e altre sedici persone legate al gruppo.
Nonostante la vicenda finora non abbia trovato molto spazio sui media italiani, ha tutte le caratteristiche dei migliori gialli: Roma come base (Dan Brown ci ha insegnato come la città eterna possa essere un’ottima scena per le proprie storie), un protagonista oscuro che manovra da dietro le quinte la trama, uno “scienziato incompreso”, un’associazione che ufficialmente si occupa di ginnastica nelle scuole e riabilitazione e che invece nasconde una truffa per un milione di euro. Ci sono di mezzo anche delle sette, ma questa vicenda meriterebbe un approfondimento a parte.
C’è da chiedersi come mai un’associazione che ha il termine “amore” nel nome sia sotto indagine. E la scienza come entra in questo complicato quadro?
L’ associazione Scienza per Amore, guidata da Danilo Speranza, noto alla cronaca locale romana per essere stato accusato di violenza su minore tre anni fa, era promotrice del progetto denominato “Bits of future: food for all”; l’iniziativa si poneva come obiettivo niente meno che la fine alla fame nel mondo, grazie all’utilizzo di una speciale tecnologia chiamata – Hyst Hypercritical separation technology – (al link un video del macchinario in funzione), in grado, almeno in teoria, di ricavare farine arricchite di amido dalla crusca e dagli altri scarti del processo molitorio.
Questo “deframmentatore molecolare”, afferma il sito dell’associazione Scienza per Amore, è stato realizzato per la prima volta ben quaranta anni fa da Umberto Manola, presunto ingegnere (non abbiamo prove di una sua laurea o iscrizione all’Ordine in Italia) e la mente dietro la miracolosa macchina. Era proprio grazie anche alla promessa di poter risolvere la fame nel mondo che Danilo Speranza convinceva i propri associati a versare ingenti somme di denaro – nel comunicato della Polizia Locale si parla di 28 persone che hanno sporto denuncia per un ammontare complessivo di “oltre un milione di euro” – all’associazione, grazie anche al suo particolare status di “guru” del gruppo mistico. Era, infatti, dal 2002 che Danilo Speranza raccoglieva fondi per finanziare il presunto progetto umanitario contando sul fatto che l’apparente aura di scientificità aiutasse a raccoglierne sempre di più denaro. La truffa era infatti organizzata talmente bene da chiamare in causa realtà come il CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche), l’ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), l’Unione petrolifera, università italiane come quella di Milano e il Sacro Cuore di Piacenza e addirittura numerose ambasciate di paesi africani.
La gestione del progetto e del macchinario era fatta attraverso la società Biohyst, di cui Scienza per Amore era promotrice. Sul sito ufficiale si leggeva che Biohyst “nasce nel 2009 dalla volontà di promuovere, realizzare e gestire soluzioni tecnologiche finalizzate alla valorizzazione delle risorse del pianeta. La società si propone inoltre di elaborare e attuare progetti che diano luogo a risparmi energetici e a diminuzione delle emissioni nocive nell’ambiente tramite l’ottimizzazione dei cicli produttivi e di smaltimento/riciclaggio dei rifiuti”. La tecnologia Hyst, infatti, permette, secondo i suoi promotori, sia la produzione di farine alimentari ad alto nutrimento sia lavorazione di biomasse per fonti di energia alternativa.
Quanto complesso deve essere un macchinario in grado di far fronte a così tante e diverse funzioni?
A quanto pare molto poco: nel video di presentazione della tecnologia si apprende infatti che “la crusca normalmente utilizzata per l’alimentazione zootecnica viene introdotta nell’impianto Hyst; una corrente d’aria trasporta il materiale causando ripetute collisioni ad alta velocità tra i frammenti. Queste collisioni provocano la disaggregazione della struttura vegetale strappando così dalla fibra gran parte dei costituenti digeribili come proteine e amido. L’intero processo dura solo sei secondi … gli impianti Hyst utilizzano solamente aria ed energia elettrica”. Le analisi sui campioni, che avrebbe potuto confermare la validità scientifica del brevetto Hyst non sono state affatto trasparenti. Nel maggio del 2011 uno degli impianti è stato messo in funzione alla presenza di alcuni funzionari del Dipartimento di Prevenzione Medico di Pavia, su richiesta della Procura di Roma nell’ambito delle indagini per il procedimento penale 10/25093 RG; indagini della cui chiusura sono stati notificati il 25 Luglio Danilo Speranza e altre 16 persone. Durante il controllo sono stati prelevati dei campioni del materiale di partenza, la crusca, e dei prodotti ottenuti: secondo le analisi dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia il macchinario “risulta in grado di concentrare in una delle frazioni ottenute parte dell’amido già presente nella materia prima (…) mentre il contenuto proteico e lipidico delle varie frazioni non presenta differenze rilevanti”. Gli studi realizzati da RES, una società di consulenza in campo ambientale assunta da Biohyst per alcune analisi (in questo documento, infatti, Biohyst è chiaramente indicata come “il Cliente”), sono stati invece realizzati su quattro campioni “in singola replica, come da accordi con il cliente”.
Le indagini del Gruppo Sicurezza Sociale e Urbana della Polizia Locale di Roma Capitale, su indagine delegata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Roma, andavano avanti da anni; la chiusura delle indagini, che erano iniziate anni fa, ha portato anche al sequestro di uno dei macchinari Hyst a Comacchio (Brescia), descritto nel comunicato stampa della Polizia come “una sorta di trebbiatrice (…) ancora in costruzione”.
Ora che le indagini preliminari sono terminate Danilo Speranza e gli altri 16 interessati (fra cui pare esserci anche Umberto Manola) dovranno rispondere di truffa aggravata per oltre un milione di euro, destinato a crescere se aumenteranno le denunce di ulteriori ex associati, e anche di associazione a delinquere.