CRONACA – Le stelle, fatta eccezione per quelle cadenti, sembrano immobili nel cielo. Sono così distanti da noi che non percepiamo il loro movimento, ma studiare il loro moto ha rivelato nuove informazioni sulle stelle più antiche della nostra galassia. Infatti l’osservazione del moto delle stelle che compongono l’ammasso globulare 47 Tucanae, ha permesso di associare l’orbita descritta alla loro età.
La scoperta, pubblicata su The Astrophysical Journal Letters, permette di rispondere a due quesiti ancora aperti sugli ammassi globulari. Gli studiosi non erano certi del fatto che tali gruppi di centinaia di migliaia di stelle si fossero formati da un’unica generazione di stelle o se piuttosto appartenessero a epoche diverse. Inoltre, in base alle simulazioni, il moto tracciato dalle stelle degli ammassi globulari sembravano seguire orbite casuali.
Ricostruire il moto stellare non è stata una cosa semplice: il team di astronomi della British Columbia University ha dovuto mettere in ordine i fotogrammi scattati alla costellazione Tucano dal telescopio spaziale Hubble per quasi 10 anni. I ricercatori hanno confrontato 754 immagini con differenti offsets, orientazioni e tempi di esposizione raccolte dal 2002 al 2012. L’elevato numero di foto e l’osservazione di 30.000 stelle appartenenti a questo ammasso globulare hanno permesso di calcolare le velocità di movimento, e di distinguere due tipi di moto stellare: uno di forma cicolare e l’altro di forma ellittica.
Gli astronomi hanno aggiunto altre fotografie di 47 Tucanae eseguite con l’Advanced Camera for Surveys, che è dotata di filtri capaci di stabilire la temperatura degli astri insieme alla loro composizione chimica; in questo modo i ricercatori sono riusciti a suddividere le stelle di 47 Tucanae rosse e blu: le prime sono le più antiche e – come confermato dalle analisi spettrali – sono composte da elementi leggeri, come elio e idrogeno; le stelle blu, di più recente formazione, hanno 100 milioni di anni in meno rispetto alle precedenti e sono arricchite di carbonio e azoto, cioè da elementi più pesanti di quelle rosse.
La vera sorpresa per i ricercatori è arrivata dal confronto delle due serie di foto: infatti le stelle blu corrispondono a quelle con un moto ellittico e sono concentrate al centro delll’ammasso, mentre le rosse hanno un moto circolare e sono localizzate verso la periferia del gruppo stellare, rafforzando l’idea che gli ammassi globulari siano formati da due popolazioni di astri distinti.
Gli studiosi hanno anche ipotizzato il modo in cui la seconda generazione di stelle si sarebbero formate. L’invecchiamento degli astri della prima generazione avrebbe provocato il rilascio dei gas pesanti al centro dell’ammasso globulare, portando verso la periferia le stelle rosse, impoverite di elementi chimici. In seguito a ripetute collisioni, i gas al centro avrebbero dato origine alle stelle blu. Ma il destino sarà analogo a quello delle stelle che le hanno generate: si stanno già allontanando dal centro dell’ammasso con un moto ellittico che via via diventerà circolare.
I dati ottenuti dagli studi sugli ammassi globulari si sono rivelati ancora una volta utili per osservare l’evoluzione della Via Lattea, a partire dai tempi più remoti della sua formazione.
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