AMBIENTE – Un #fiumeinpiena ha invaso le strade di Napoli, sabato 16 novembre, per dire no al biocidio. Secondo gli organizzatori più di 70.000 persone tra studenti, famiglie, associazioni, comitati, sono scese in piazza per chiedere l’immediata bonifica delle terre campane inquinate dagli sversamenti illegali di rifiuti tossici e nocivi.
Dal 1991 a oggi, più di 10 milioni di tonnellate di rifiuti di ogni specie sono stati smaltiti illegalmente nella Terra dei fuochi, l’area della Campania compresa tra Napoli e Caserta. A dirlo è Legambiente che ha raccolto i dati di tutte le inchieste sul traffico illecito di rifiuti in Campania. Dai nomi in codice più fantasiosi (Black Hole, Casper, Rompiballe), le 82 inchieste si sono concluse con 915 ordinanze di custodia cautelare e 1.806 denunce. Hanno visto il coinvolgimento di 443 aziende, soprattutto del centro nord Italia, che hanno considerato la Campania come “la pattumiera d’Italia”, in cui sversare di tutto.
Dalle scorie derivanti dalla metallurgia termica dell’alluminio fino all’amianto e alle terre inquinate provenienti da attività di bonifica, come i residui dell’ex Enichem di Priolo, sono diverse le rotte che hanno portato questi rifiuti in Campania, in particolare nelle campagne del napoletano e nelle discariche abusive del casertano. Immaginate più di 410 mila camion pieni di rifiuti tossici che attraversano l’Italia per finire in Campania. Soltanto l’inerzia delle istituzioni e la disattenzione di chi doveva controllare – sostiene l’associazione ambientalista – possono far sì che nessuno li abbia visti.