CRONACA – Le riviste traboccano di ricette per migliorare l’efficienza delle celle fotovoltaiche, ma questa le batte tutte.
Safa Shoaee e Joe Briscoe, post-doc lui alla Queen Mary University e lei all’Imperial College di Londra, hanno scelto la cella con l’efficienza peggiore: flessibile, leggera, tanto carina con le sue nanobacchette di ossido di zinco incastonate nella loro pellicola di plastica, e per il resto un disastro. Arriva sì e no al decimo della conversione delle celle a silicio cristallino.
Però l’ossido di zinco fa parte dei materiali piezoelettrici. Vibrazioni sonore ben assestate fanno oscillare un campo elettrico tra le nano-bacchette e il polimero, con risultante via vai di elettroni liberi e quindi di corrente utilizzabile. Dopo alcune prove con la musica classica, deludenti, le frequenze migliori sono risultate dalla somministrazione di 75 decibel degli AC/DC e sopratutto del funk persiano prediletto dalla prima autrice, che ha maggiorato addirittura l’efficienza del 45%.
Il 45% di un decimo, certo, le celle all’ossido di zinco restano delle Cenerentole. Ma costano poco e gli ambienti rumorosi non mancano, dicono alcuni dei ricercatori in questo video.
Quello che mi sembra mancare è un apprezzamento diffuso delle funkstar iraniane. Suggerisco di iniziare da Nena e Days go by di Pardis Sabeti, leader dei Thousands Days e del Sabeti Lab di Harvard.
Crediti immagine: comunicato stampa ICL