CRONACA – Becchi: ce ne sono di ogni forma e dimensione, e sono un tratto distintivo degli uccelli come li conosciamo oggi. È meno noto invece che i becchi coperti di cheratina sono tutto fuorché una novità, ed erano già presenti in diversi gruppi di dinosauri durante il Cretaceo.
Qual era la funzione dei primi becchi? Perché si sono evoluti nei teropodi? Queste le domande che hanno spinto un team internazionale di paleontologi a intraprendere la ricerca, pubblicata sulla rivista Pnas.
Grazie alla tomografia computerizzata ad alta definizione (CT scanning) e a simulazioni impostate ad hoc, i ricercatori guidati da Stephan Lautenschlager e Emily Rayfield dell’Università di Bristol hanno osservato molto da vicino i becchi di dinosauro, concentrandosi principalmente su quello della specie Erlikosaurus andrewsi, un erbivoro di circa 4 metri. Fa parte del peculiare gruppo dei terizinosauri e durante il Cretaceo, più di 90 milioni di anni fa, viveva in quella che oggi conosciamo come Mongolia.
Grazie alle osservazioni, il team ha scoperto che i becchi cheratinosi svolgevano un ruolo importantissimo nello stabilizzare la struttura scheletrica durante l’alimentazione, rendendo il teschio meno suscettibile a deformazioni e flessioni. Una novità inaspettata, come spiega Lautenschlager, poiché abbiamo sempre assunto che i becchi si fossero sviluppati con lo scopo di sostituire i denti per risparmiare peso e favorire l’adattamento al volo.
In particolare tramite analisi agli elementi finiti (Fea), una tecnica di modelling ampiamente utilizzata in ingegneria, i ricercatori hanno potuto dedurre in maniera molto accurata in che modo la forza esercitata durante l’alimentazione influenzasse il teschio dell’Erlikosaurus. Si tratta di tecniche di ricerca utilissime in questo ambito, poiché permettono di comprendere l’importanza strutturale anche di quei tessuti che normalmente non vengono preservati nei resti fossili, pur rappresentando una vera e propria innovazione funzionale dell’evoluzione dei dinosauri.
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