SCOPERTE – Un acaro della California del Sud, grande più o meno come un chicco di sesamo è il più veloce animale al mondo in relazione alla sua dimensione: 322 lunghezze al secondo, che è l’unità di misura di quanto rapidamente l’animale si muove in relazione alla lunghezza del suo corpo.
In altri termini, in un secondo questo particolare animale percorre 322 volte la lunghezza del suo corpo. In proporzione dunque, questo piccolo animaletto si muove circa 20 volte più rapidamente di un ghepardo, che può raggiungere una velocità assoluta di 120 km/h, più o meno come un’automobile che corre in autostrada, ma che in termini di lunghezze non supera le 16. Con questo record, il piccolo acaro ha “battuto” di gran lunga i precedenti detentori del primato, le Cicindele, che superano le 171 lunghezze al secondo. Se il ghepardo rimane dunque l’animale più veloce del mondo in senso assoluto, come velocità relativa, in relazione cioè alla dimensione dell’animale, questo acaro segna senza dubbio un record da Guinness dei primati.
La scoperta è interessante non solo perché stabilisce un nuovo record mondiale, ma anche per ciò che rivela sulla fisiologia del movimento dell’animale e sulle sue limitazioni fisiche.
A fare la scoperta è stato un giovane ricercatore californiano, Samuel Rubin, che ha presentato i suoi risultati i 27 aprile scorso in occasione dell’Experimental Biology 2014 meeting.
È dimostrato che di norma la velocità relativa cresce quanto più piccolo è l’animale in questione, ma sempre secondo la teoria, a un certo punto dovrebbe presentarsi un limite massimo di velocità, legato a quanto movimento materialmente una zampa può produrre. Nel caso invece del piccolo acaro californiano pare che gli scienziati non siano ancora stati in grado di determinare questo limite superiore. La sua velocità relativa non costituisce l’unico mistero di questo piccolo animale che si trova spesso lungo le rocce o i marciapiedi: anche se è stato identificato già nel 1916 , poco si sa infatti circa le sue abitudini o le sue fonti di cibo.
Per quanto riguarda l’esperimento, il team ha utilizzato telecamere ad alta velocità per registrare gli “sprint” degli animaletti, sia in laboratorio che nel loro ambiente naturale. Ed è compiendo questi esperimenti che i ricercatori hanno fatto un’altra interessante scoperta, osservando infatti che questi insetti non solo sopravvivono, ma continuano la loro attività a temperature molto elevate, pari 60 gradi Celsius, significativamente più alte rispetto alle temperature usualmente letali per la maggior parte degli animali.
Crediti immagine: Malene Thyssen, Wikimedia Commons