“Grandi cambiamenti”, di Soave, De Bernardi, Fascio
Un saggio di biologia evoluzionistica che ci accompagna nella storia dell'evoluzione della vita sulla Terra, attraverso il mestiere del biologo che la studia.
Il professor Carlo Soave, già ordinario di genetica agraria e di fisiologia vegetale e direttore del Dipartimento di Biologia dell’Università di Milano, stava lavorando sull’idea di un saggio divulgativo sulla biologia evoluzionistica, ma scomparve all’improvviso nel 2019. Due anni dopo, il saggio che Soave aveva immaginato e impostato ha finalmente trovato realizzazione, grazie ai suoi colleghi Fiorenza de Bernardi, ordinaria di Biologia presso l’Università degli studi di Milano, e Umberto Fascio, direttore del Centro Interdipartimentale di Microscopia avanzata sempre presso l’Università di Milano.
Il risultato è Grandi Cambiamenti. Evoluzione tra competizione e cooperazione (Hoepli, 12,90€), un saggio che tratta diversi ambiti della biologia evoluzionistica con rigoroso metodo scientifico e un linguaggio tecnico ma accessibile. Grandi cambiamenti è un testo breve: è lungo in tutto 114 pagine ed è composto da 8 capitoli. Gli autori affrontano diversi temi e descrivono più in generale il mestiere di biologo evoluzionista: gli scienziati che studiano l’evoluzione sono come degli investigatori di un crimine. Tutte le piste vengono scandagliate, gli indizi classificati e raccolti, fino ad arrivare a una conclusione del caso, ovvero stabilire le dinamiche evolutive e cooperative tra le varie specie.
Il ruolo delle estinzioni
Le estinzioni sono tra i protagonisti principali del “giallo” evoluzionistico. E non potrebbe essere altrimenti: oggi sappiamo che il 99% delle specie comparse nella storia della Terra si è estinto. Quelle che restano sono quindi una risicatissima minoranza. Come scrivono gli autori, “la documentazione fossile ci dice che la stragrande maggioranza delle specie si è estinta nel corso del tempo. Quindi l’immagine tradizionale dell’albero della vita come un tronco da cui si dipartono rami principali, rami secondari, ramoscelli che rappresentano, a partire da poche forme iniziali, una progressiva diversità crescente, come quello disegnato da Haeckel, non corrisponde alla realtà. L’albero della vita è piuttosto un cespuglio con molti rami iniziali che hanno subito continue potature e solo alcuni rami hanno potuto crescere e produrre ulteriori ramificazioni”.
Le estinzioni hanno caratterizzato tutta la storia della vita sulla terra, ma ci sono stati cinque momenti in cui hanno avuto luogo estinzioni di massa. Una di esse è stata quella che ha coinvolto i dinosauri, che probabilmente è anche quella più celebre, sebbene appunto non l’unica. Quel che è certo è che le estinzioni ci sono state, ci sono e ci saranno. Anzi, a partire dal 1750 le estinzioni hanno iniziato a succedersi a ritmo allarmante soprattutto a causa dell’attività umana. Dopo la rivoluzione industriale, infatti, i livelli di emissioni di gas climalteranti ormai fuori controllo hanno portato Homo sapiens a impattare nel profondo i delicati equilibri di Gaia, fino a provocare l’estinzione di 27.000 specie l’anno: un ritmo di 74 specie scomparse ogni giorno.
Tante specie soccombono quindi alle condizioni naturali che cambiano, alla competizione con le altre specie per l’accaparramento delle risorse e ai tanti fattori che possono contribuire all’estinzione. Molte altre, però, hanno trovato il modo di sopravvivere grazie alla cooperazione, sia tra le specie che all’interno della stessa specie.
Cooperare è fondamentale per la sopravvivenza delle specie, e gli autori ne parlano diffusamente nel quinto capitolo: “La competizione e la lotta per l’esistenza sono indubbiamente fattori decisivi per l’evoluzione, ma esiste anche un’altra forza forse non meno importante: la cooperazione. Gli studi recenti hanno messo in evidenza che la cooperazione esiste a tutti i livelli della materia vivente”. Cooperare, come per esempio fanno le api nella straordinaria organizzazione della loro società, o come fanno le specie che vivono in simbiosi, si rivela una strategia vincente per la sopravvivenza. I diversi esempi riportati nel testo dagli autori raccontano che il sacrificio individuale, alla base della cooperazione, è uno dei modi migliori per salvaguardare la vita.
Riavvolgere il nastro della vita
Se il sacrificio individuale sta alla base della cooperazione, portandoci a pensare a individualismo ed egoismo sacrificati per un “bene superiore”, ci sono altri temi filosofici che vengono toccati nel testo di Soave, De Bernardi e Fascio. Uno di essi è la possibilità di immaginare cosa potrebbe succedere se la vita sulla Terra ripartisse da capo. Riavvolgendo quindi il nastro dell’evoluzione, il film si ripeterebbe uguale o la sceneggiatura cambierebbe sotto il giogo del caso? Non potendo tornare indietro nel tempo o osservare un pianeta uguale al nostro (come accade per esempio nella puntata di Love death & robots dove si crea un micromondo nel freezer di una coppia che osserva entusiasta lo scorrere delle epoche) si cerca, ancora una volta, di affidarsi agli indizi e alle piste di indagine.
Questi filone di inchiesta ha prodotto sostanzialmente due teorie che sostengono l’opposto: una ritiene che i risultati sarebbero diversi, in virtù delle bizzarrie del caso e di possibili mutamenti – appunto casuali – tra individui e condizioni ambientali, mentre l’altra difende l’opzione della ripetizione identica di quello che è stato, una sorta di eterno ritorno dell’uguale dovuto a una rigida necessità dettata dalla selezione naturale, che vedrebbe ripetersi uno dopo l’altro i “bivi” che ci hanno condotto fin qui.
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