AMBIENTE

Ragni e proteine vegetali per salvare le api

23764566_65bc1779ce_z

AMBIENTE – La tossina di un ragno australiano e una proteina vegetale, la lectina delle piante appartenenti al genere Galanthus (di cui fa parte il bucaneve): sono queste le due componenti di un nuovo bio-pesticida, considerato innocuo per le api ma allo stesso tempo altamente tossico per un gran numero di insetti infestanti. Se ne parla su Proceedings of the Royal Society B.

Per verificare le promettenti proprietà di questo nuovo pesticida insetto-specifico, Hv1a/GNA, gli scienziati lo hanno testato su diverse specie di insetti. Tra queste le stesse api mellifere sottoposte, per lo studio, a sette giorni di dosi croniche e acute molto più elevate di quelle che potrebbero ricevere tra i campi. Ne è emerso che non solo gli effetti negativi sulla sopravvivenza post-esposizione sono trascurabili, ma che non si presentano conseguenze misurabili nemmeno per quanto riguarda la compromissione dei processi mnemonici e di apprendimento. Si tratta di un risultato molto importante, perché le api mellifere hanno schemi comportamentali complessi legati all’approvvigionamento di cibo, che richiedono di apprendere e ricordare i tratti floreali associati alle fonti di nutrimento. Se tali capacità vengono compromesse, le implicazioni per la sopravvivenza della colonia sono estremamente negative: le api che non sono in grado di imparare non riusciranno a procurarsi il cibo, né a far ritorno all’alveare. 

Impollinando determinate specie che gli esseri umani coltivano, le api forniscono un contributo fondamentale: se venisse a mancare, potremmo non essere più in grado di nutrire adeguatamente la popolazione del pianeta, in continuo aumento. Se distruggiamo la biodiversità del nostro pianeta diventerà piuttosto irrilevante se i nostri pesticidi sono efficaci o meno, perché non avremo più raccolti da proteggere.

Un nuovo target per il pesticida

A differenza dei pesticidi chimici neonicotinoidi, che hanno portato la popolazione di impollinatrici a un grave declino, Hv1a/GNA ha un enorme potenziale proprio perché non danneggia le api. Come spiega Angharad Gatehouse della Newcastle University’s School of Biology, uno dei responsabili, il progetto fa parte dell’Insect Pollinators Initiative. “Si tratta di un pesticida orale”, spiega Erich Nakasu, leader della ricerca, “a differenza di altri che vengono assorbiti attraverso l’esoscheletro, deve essere ingerito dagli insetti”. Hv1a/GNA colpisce un target poco studiato e che permette un’azione specie-specifica, i canali del calcio.

“Nelle api i canali del calcio sono legati all’apprendimento e alla memoria, perciò è vitale che con qualsiasi pesticida esse vengano in contatto, questo non interferisca con il processo”, spiega Nakasu. “Nonostante Hv1a/GNA sia stato trasportato fino al cervello dell’ape non sono stati riscontrate conseguenze, il che suggerisce che la tossina velenosa del ragno, altamente selettiva, non colpisca i canali del calcio”. 

Crediti immagine: Andreas, Flickr

Condividi su
Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".