Quali sostanze pericolose nei nostri cibi?
Dai risultati di un'analisi sui composti pericolosi nei cibi è emerso che la maggioranza di essi risulta sicuro e con valori sotto i limiti di legge. Anche se c'è qualche eccezione
SALUTE – Una delle domande che ci facciamo più spesso quando mangiamo è: “ma sarà sicuro?”
La risposta, parziale, l’ha data recentemente l’Autorità Europea Per La Sicurezza Alimentare (EFSA) nel Report 2015, secondo cui il 97% dei campioni presenta pesticidi sotto il limite di legge, anche se è emerso qualche dato al di sopra che fa riflettere.
Cosa si monitora?
Per garantire la sicurezza dei prodotti vengono fatti studi sulle varie sostanze e i loro possibili effetti dannosi e vengono quindi stabiliti i limiti di legge, i cosiddetti livelli massimi di residui (LMR). Gli Stati Membri sono quindi tenuti a effettuare controlli per verificare la conformità con questi limiti. Gli LMR possono essere superati ad esempio per un utilizzo scorretto di pesticidi, ma sono di solito ben inferiori a quelli che potrebbero portare problemi di salute.
Lo scopo del Report, annuale, è quello di monitorare i livelli di sostanze chimiche potenzialmente pericolose presenti nel cibo consumato all’interno della comunità europea. Sono stati presi in considerazione circa 80mila campioni, di cui 55mila prodotti di origine europea (e un decimo del totale italiani).
Quali sono stati i risultati?
Abbastanza positivi: più del 97% dei campioni è risultato avere quantità di pesticidi sotto i limiti di legge, mentre circa il 54% non presentava alcun residuo rilevabile. Il dato è piuttosto rassicurante, soprattutto visto che è in continuo aumento di anno in anno, segno che i controlli per la maggior parte sono adeguati.
I prodotti che non presentavano alcun residuo erano ad esempio mais, carote, piselli, mele, pere e patate. Sotto ai limiti di legge invece prodotti come nocciole, arachidi, angurie e una buona parte di alimenti di origine animale, come pollame e maiale.
Non va però tutto così bene.
Il superamento dei limiti di legge sono infatti stati osservati in numerosi prodotti, come basilico, prezzemolo, spinaci, peperoni e pomodori. In alimenti come tè, pepe e fagioli sono stati trovati addirittura più contaminanti contemporaneamente oltre i limiti. Se pensate che il biologico sia “immune” da questi problemi vi state sbagliando: residui di antiparassitari sono stati rilevati nel 15,5% dei prodotti biologici e nello 0.8% venivano superati i livelli consentiti dalla legge.
Se invece guardiamo i prodotti di origine animale i risultati sono simili: nei bovini, ad esempio, su 130000 campioni analizzati, lo 0.2 % non era conforme, principalmente per metalli pesanti o antibatterici. Meglio invece il pollame, con solo lo 0.08% dei campioni non conformi.
Quali novità nel Report?
Per la prima volta nel testo, sotto richiesta della Commissione Europea, sono stati inclusi i dati sulla presenza di arsenico e di etilcarbammato.
L‘arsenico è un inquinante ambientale, spesso residuo di attività umane, che diventa più pericoloso col ridursi del peso corporeo (quindi nei bambini e neonati). Di solito si utilizza la dose di riferimento (BDM), ossia il range di dosaggio entro il quale l’arsenico può provocare un piccolo ma misurabile effetto sull’organo corpo umano.
La principale fonte di esposizione alimentare erano prodotti trasformati a base di cereali, il latte e l’acqua potabile, mentre per neonati e bambini la fonte dominante erano i latticini.
In particolare il principale “accusato” è il riso, soprattutto quello integrale, considerato spesso come il più salutare: è proprio quest’ultimo a contenere i livelli più alti di arsenico. Per questo motivo il Report ha aggiunto al testo anche delle indicazioni di lavaggio e cottura per ridurre i livelli di arsenico, che però abbassano la qualità di paella e risotti.
Un’ultima menzione va infine al carbammato di etile, o uretano. Esso si può trovare in vino, birra e alcolici, come distillati a base di frutta a nocciolo. L’80% circa dei campioni sono risultati rimanere sotto i limiti (1000 mg/L), con una diminuzione rispetto al 2012. L’attenzione su questo contaminante, comunque, è piuttosto discontinua, probabilmente considerato che i maggiori rischi riguardano i forti consumatori di alcune specifiche bevande alcoliche, e che l’alcool se assunto in grande quantità è comunque tossico.
In conclusione il Report mette in luce un quadro abbastanza positivo dei livelli di sostanze pericolose che sono quasi sempre sotto i limiti di legge, anche se non mancano eccezioni. Pur considerando che il superamento del limite non corrisponde a un effetto dannoso sulla salute, rappresenta un campanello di allarme per confidare in controlli sempre più accurati.
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