SALUTE

Risotto all’arsenico

SALUTE – Negli Usa viene nuovamente sollevata la questione della presenza di arsenico inorganico nel riso venduto nei supermercati. Una ricerca di Consumer Reports (una specie di nostro AltroConsumo) denuncia la presenza di arsenico inorganico in 200 prodotti di derivazione dal riso comunemente venduti al pubblico. Qui trovate anche una tabella emessa dalla FDA (la Food and Drug Administration statunitense) con i valori riscontrati dall’agenzia americana (che prevede di testarne altri mille nel corso dell’anno).

L’arsenico inorganico (senza atomi di carbonio) è molto pericoloso per la nostra salute (è cancerogeno, ma può provocare molti altri disturbi, come microdanni renali, ipertensione…) molto di più di quello organico.

Quest’accade negli USA, ma il problema della presenza di arsenico nel terreno è mondiale, e anche l’Italia non si salva. “È un problema diffuso in tutto il nostro territorio. Per esempio nella zona di Mantova, dove lavoro io stesso ho registrato valori di 160/170 ppb (parti per miliardo)” Spiega Sergio Ghidini, professore presso il dipartimento di scienze degli alimenti dell’Università di Parma. “Per quanto riguarda l’acqua il limite normativo che era di 50 ppb è stato ora spostato a 10 ppb.”

In questi limiti però non si distingue fra arsenico organico e quello inorganico. “Quello veramente tossico è quello inorganico, e nell’acqua sostanzialmente l’arsenico e quasi completamente inorganico. Se invece si và a valutare la quantità di arsenico per esempio in un crostaceo, si possono traovare valori altissimi, ma qui è in gran parte organico.”

Dunque in Italia si potrebbe avere un problema simile a quello evidenziato con il riso degli USA? Ricordiamo infatti che la zona del mantovano è una zona di coltivazioni di riso e questa è una pianta tenuta particolarmente d’occhio in questo senso per la sua tendenza ad accumulare arsenico (come altri metalli) dal suolo. Il riso passa molta della sua vita nell’acqua, e quindi una buona parte della sostanza in esso contenuta è inorganica (dai dati FDA infatti si può vedere che circa l’80% dell’arsenico totale nei prodotti a base di riso americani è costituito da inorganico).

“Premetto che da quel che so io non esistono dati in particolare sul riso qui da noi, ma date le alte concentrazioni di arsenico nell’acqua proprio nelle zone dove si coltiva il riso, non è da escludere”, spiega Ghidini. Esiste un report diffuso da EFSA, l’Agenzia Europea sulla Sicurezza Alimentare, nel 2009 che fa il punto in generale sugli alimenti in 19 stati europei, dal quale emerge che il riso (e i cibi a base di alghe) sono quelli con le concentrazioni maggiori.

“Secondo i dati di EFSA i livelli non sono allarmanti ma per alcune categorie si raccomanda cautela. Si tratta di quelle persone che nella dieta prevedono molto riso (o alghe), per cultura o per questioni di salute, come i celiaci. Assumendone di più possono accumularne maggiori dosi nell’organismo.”

Da dove viene questo arsenico nel terreno? “La sostanza è presente naturalmente nel terreno, ma in parte deriva anche da pratiche agricole del passato. Prima dei pesticidi moderni veniva largamente impiegato come fungicida”. Ma si può eliminare? “Credo che purtroppo ce lo dobbiamo tenere. Piuttosto è importante essere ben informati e gestire il rischio, per esempio dando indicazioni corrette al pubblico. Ripeto, i livelli non sono allarmanti, ma è bene indirizzare correttamente le categorie più a rischio”

Dunque sarebbe utile avere della mappe dettagliate delle concentrazioni di arsenico nel territorio, magari per evitare culture che come il riso sono più  rischio di altre… “Sì, purtroppo queste mappe così dettagliate non esistono. I costi sono alti e non ci sono fondi sufficienti.”

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Federica Sgorbissa
Federica Sgorbissa è laureata in Psicologia con un dottorato in percezione visiva ottenuto all'Università di Trieste. Dopo l'università, ha ottenuto il Master in comunicazione della scienza della SISSA di Trieste. Da qui varie esperienze lavorative, fra le quali addetta all'ufficio comunicazione del science centre Immaginario Scientifico di Trieste e oggi nell'area comunicazione di SISSA Medialab. Come giornalista free lance collabora con alcune testate come Le Scienze e Mente & Cervello.