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False scoperte tra truffe, abbagli e politica

retractedRICERCA – A fine 2010, un mistero medico: alcuni bambini ai quali era stato somministrato il vaccino antinfluenzale H1N1 avevano sviluppato narcolessia. Uno studio dell’anno scorso sembrava aver chiarito il legame, in quanto c’è una somiglianza tra una parte della proteina del virus H1N1 e l’ipocretina, proteina chiave nello sviluppo della narcolessia. Pochi giorni fa, però, la smentita di Science, nel quale emerge che gli stessi autori dell’articolo non sono riusciti a riprodurre i risultati dell’esperimento.

Abbiamo già parlato di come spesso gli articoli vengano ritirati per errori grossolani, manipolazioni di dati e comportamenti scorretti (dal caso dei vaccini a quello degli OGM). E purtroppo una buona parte dei ritiri dei lavori scientifici è dovuta alla malafede di alcuni ricercatori (circa il 43%). Non sempre, però, è così.

Ci sono infatti casi molto famosi nella storia della scienza e della medicina dove i ricercatori hanno agito in completa buona fede. Spesso i singoli scienziati o l’intera comunità scientifica ritengono erroneamente di aver scoperta o dimostrato un nuovo fenomeno.

A volte, come nel caso dei “neutrini superluminari” del CERN di Ginevra, si ottengono semplicemente misurazioni in controtendenza con teorie consolidate e basta ripetere le misure per verificare l’eventuale sostenibilità di nuove “rivoluzioni scientifiche” (e in quel caso non lo erano). Altre volte invece gli scienziati si affezionano eccessivamente alla loro teorie e rimangono abbagliati da esse, anche di fronte all’evidenza, dando origine a un meccanismo chiamato “scienza patologica”.

Uno dei casi più celebri riguarda l’esistenza dei raggi N. Nel 1903, un fisico francese di nome René-Prosper Blondlot pubblicò un articolo dove dichiarava di aver individuato un nuovo tipo di raggi: i raggi N. La comunità scientifica dell’epoca era predisposta positivamente a nuove scoperte perché da poco erano stati scoperti i raggi X e la radioattività. In uno dei suoi esperimenti di polarizzazione, Blondlot scoprì che oltre ai raggi X c’erano ulteriori variazioni di luminosità, che attribuì alla presenza di radiazioni diverse (i raggi N, appunto). La teoria sembrava reggere e i mesi successivi vi fu grande fermento, al punto che furono attribuite ai raggi N proprietà sorprendenti. Solo l’anno seguente, quando i fisici Heinrich Rubens e Robert W. Wood non riuscirono a ripetere gli esperimenti, la maggioranza dei ricercatori si ricredette sull’esistenza dei nuovi raggi. I sostenitori più agguerriti compreso Blondlot (soprattutto francesi), invece, rimasero convinti fino all’ultimo delle loro credenze, al punto da costruire le teorie più improbabili.

Un caso a parte che merita menzione (e dai sapori molto politici) fu invece la genetica lysenkiana dell’Unione Sovietica. Trofim Denisoviĉ Lysenko era un agronomo che approfondì nel 1929 una tecnica chiamata “vernalizzazione”, ovvero conservare durante l’inverno i semi imbibiti di acqua per ottenere un raccolto migliore la primavera successiva. Questa pratica non era usatissima fino ad allora, perché dava raramente dei risultati ed era molto dispendiosa a livello energetico.  La comunità scientifica, e in particolare il genetista Nikolai Vavilov, era piuttosto scettica nei confronti dei rimedi di Lysenko, perché sosteneva teorie ormai superate come l’eredità dei caratteri acquisiti di lamarkiana memoria. Nel giro di pochi anni, però, Lysenko iniziò a scagliarsi apertamente contro la teoria della selezione naturale darwiniana, entrando nelle simpatie di Stalin e del Partito e diventando simbolo della genetica Sovietica e Marxista, in opposizione alla biologia “reazionaria” mendelliana. “Eliminati” tutti gli scienziati dissidenti, si insegnò per decenni una genetica completamente antiscientifica e l’applicazione delle teorie di Lysenko provocarono una grandissima crisi agricola in tutta l’Unione Sovietica. Si dovette aspettare i primi anni Cinquanta per sentir parlare di nuovo di genetica classica e nel 1965 una commissione d’inchiesta aperta dall’Accademia delle Scienze sancì il fallimento della genetica di Lysenko.

È chiaro che l’attività scientifica non sia priva di coinvolgimenti emotivi e che quindi scoperte e teorie scientifiche fasulle possano diffondersi non solo per frode dei singoli, ma per errori di metodo, per abbaglio generale della comunità scientifica o addirittura per precise scelte politiche.

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Federico Baglioni
Biotecnologo curioso, musicista e appassionato di divulgazione scientifica. Ho frequentato un Master di giornalismo scientifico a Roma e partecipato come animatore ai vari festival scientifici. Scrivo su testate come LeScienze, Wired e Today, ho fatto parte della redazione di RAI Nautilus e faccio divulgazione scientifica in scuole, Università, musei e attraverso il movimento culturale Italia Unita Per La Scienza, del quale sono fondatore e coordinatore. Mi trovate anche sul blog Ritagli di Scienza, Facebook e Twitter @FedeBaglioni88