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La fabbrica degli insetti. Transgenici

http://www3.imperial.ac.uk/newsandeventspggrp/imperialcollege/newssummary/news_22-5-2013-14-57-11CRONACA – Due milioni a settimana. Tante sono le zanzare che può produrre la nuova sede brasiliana della Oxitec, biotech company britannica prima al mondo a proporre soluzioni OGM contro insetti dannosi per la salute e l’agricoltura, inaugurata a Campinas alla fine di luglio. Zanzare fatte in serie, in fabbrica, perché non sono insetti qualunque: parliamo di un ceppo transgenico di Aedes aegipty, uno dei principali vettori della febbre dengue. Gli insetti verranno rilasciati in campo aperto, con l’obiettivo di contrastare la diffusione della malattia, per la quale al momento non esistono vaccini né terapie. Non sono i primi insetti transgenici a uscire da un laboratorio, ma il fatto che siano il frutto di una produzione commerciale e non più solo di attività di ricerca rappresenta un salto di qualità per questa tecnologia e le sue applicazioni. Tra grandi entusiasmi e grandi preoccupazioni .

La zanzara della Oxitec è modificata in modo da inglobare un gene letale condizionale, cioè che uccide solo a certe condizioni: nella fattispecie se manca il contatto con l’antibiotico tetraciclina. Dunque in laboratorio vengono generate zanzare con il gene condizionale, ma poiché hanno a disposizione tetraciclina, campano senza problemi. A questo punto si prendono i maschi (quelli che non pungono) GM e li si rilascia nell’ambiente, in grandissime quantità: una volta liberi, si accoppieranno con le femmine selvatiche, dando una progenie che erediterà il gene condizionale, ma non sarà più in contatto con tetraciclina. E allora addio figli – il gene uccide allo stadio di pupa – addio zanzare e, si spera, addio trasmissione della dengue.

In pratica, è un’evoluzione della tecnica dell’insetto sterile (SIT), usata già da anni in tutto il mondo (Italia compresa), per abbattere temporaneamente e a livello locale le popolazioni di insetti dannosi. Nel “modello base” della tecnica, vengono rilasciati nell’ambiente maschi sterilizzati con radiazioni: si accoppiano, ma poiché sono sterili non danno progenie. L’approccio tutto sommato funziona, ma ha alcuni limiti e le nuove soluzioni biotech dovrebbero servire proprio a renderlo più efficiente.

Certo, se diciamo OGM, tutti pensiamo subito alle piante: soia, mais, cotone. Di sicuro non agli insetti, anche se in giro di questi organismi con il genoma manipolato ce ne sono già diversi. Alcuni (soprattutto drosofile) stanno chiusi in laboratorio, perché sono prodotti a scopo di ricerca. Per altri si pensa a un futuro nell’industria: è il caso del baco da seta (Bombyx mori), in cui è stata testata la produzione di una seta con proprietà particolari e di proteine ricombinanti di interesse farmaceutico e veterinario. Altri ancora hanno già cominciato la loro avventura – sperimentale – sul campo, come applicazione avanzata della SIT. Negli Stati Uniti sono già state fatte diverse sperimentazioni in campo aperto con Pectinophora gossypiella, un dannosissimo parassita del cotone. Mentre zanzare Aedes aegipty transgeniche sono già state liberate in Malesia, alle isole Cayman, a Panama e in Brasile. Dove ora la sperimentazione continua. Le zanzare di Campinas, infatti, sono destinate a raggiungere la città di Jacobina, nello stato di Bahia, dove era già stata condotta una piccola sperimentazione, con risultati a prima vista eccezionali, visto che il numero di uova di zanzara si era ridotto del 92% dopo l’introduzione dei maschi del ceppo GM.

Intanto, però, c’è chi solleva qualche sopracciglio, a pensare che in giro per il mondo svolazzano insetti geneticamente modificati, soprattutto se a produrli è un’unica impresa commerciale. «Dal punto di vista genetico, gli ultimi protocolli messi a punto dalla Oxitec sono davvero eleganti» commenta Mauro Mandrioli, del laboratorio di genetica e bioscienze degli insetti dell’Università di Modena e Reggio Emilia, dove insegna genetica applicata. «Però qualche dubbio sull’efficacia e l’opportunità del metodo circola ancora tra gli addetti ai lavori, perché al momento non c’è in letteratura alcuna prova che, in approcci SIT, i ceppi transgenici funzionino meglio di quelli sterilizzati con radiazioni. Senza contare che sono molto più costosi».

Altre critiche e preoccupazioni sono più puntuali, e riguardano la valutazione del rischio relativo all’impatto ambientale. «Prendiamo il caso di Aedes aegipty» sottolinea Mandrioli. «È stato valutato approfonditamente quale potrebbe essere il rischio di sostituzione di specie?». Il punto è che questa zanzara non è l’unico vettore del virus della febbre dengue. Ce ne sono anche altri, come Aedes albopictus, la zanzara tigre. Eliminando uno si libera una nicchia per l’altro, per cui alla fine l’impatto sulla dengue potrebbe essere scarso. Poi: è stato valutato quale potrebbe essere l’effetto del gene letale condizionale su altri organismi? «Sappiamo che uccide le pupe – prosegue Mandrioli – ma che succede se finisce nella catena alimentare? Se viene ingerito da insettivori?». E siamo sicuri che le zanzare GM non possano sfuggire di mano? Alla Oxitec assicurano di no, perché per sopravvivere hanno bisogno di tetraciclina, che non possono trovare libera nell’ambiente. Ma è proprio così? Non potrebbero esserci fonti, magari piccole, occasionali e insospettate, di questo antibiotico?

Ancora più grave è lo spettro che tutto ciò, alla fine, possa essere inutile. New Scientist ha anticipato i risultati di un’indagine di Margareth Capurro, dell’Università di San Paolo, sui primi rilasci effettuati nella zona di Jacobina: se da un lato l’effetto sulle uova di zanzara è stato impressionante, dall’altro non sembra esserci stata riduzione nel tasso di incidenza della dengue. Forse è ancora presto o forse i numeri della sperimentazione erano troppo bassi, ma resta il fatto che questo è un bel tallone d’Achille per il metodo, come ricorda un comunicato rilasciato lo scorso giugno da alcune organizzazioni ambientaliste, tra le quali la britannica GeneWatch. Pronte a sottolineare quanto lo stato di emergenza per la dengue dichiarato a febbraio dalle autorità di Jacobina faccia a pugni con l’entusiasmo per la nuova arma biotech contro la malattia.

Infine, e questo vale per tutti gli insetti GM, c’è il grande tema della regolamentazione. Come vengono regolamentati e gestiti i trasferimenti e i rilasci nell’ambiente di questi organismi? Al momento, solo pochi paesi (Stati Uniti, Brasile, Malesia, Panama e Regno Unito con le Isole Cayman) hanno consentito liberazioni in campo a scopo sperimentale, mentre altri stanno valutando di farlo (Francia, Guatemala, India, Messico, Filippine, Singapore, Thailandia, Vietnam). Eppure non ci sono protocolli operativi e regolamenti specifici. Una review pubblicata nel 2012 su PLoS Neglected Tropical Diseases, per esempio, ha fatto il punto su quali erano gli standard scientifici alla base dei permessi di rilascio accordati nel mondo fino a quel momento. Scoprendo che erano quanto mai fragili e poco trasparenti. Negli Stati Uniti, per esempio, dal 2001 al 2010 sono stati approvati ben 14 trial sul campo con il parassita del cotone Pectinophora gossypiella. Ebbene, solo per due di questi sono state rese pubbliche le richieste di approvazione e per nessuno, nel 2012, erano stati pubblicati report scientifici esaustivi sugli effetti del rilascio.

Niente di particolarmente negativo per Luke Alphey, tra i fondatori della Oxitec. Che in una risposta alla review (a tratti un po’ spregiudicata, va detto) fa notare come la giusta richiesta di trasparenza non possa collidere con il diritto di sviluppatori e aziende di proteggere la propria proprietà intellettuale. E come le pubblicazioni peer review non possano costituire l’unico materiale d’analisi per gli enti regolatori.

Insomma, la materia è ancora decisamente intricata e richiede una soluzione condivisa. Perché se è difficile che gli insetti transgenici siano un magic bullet, una pallottola magica per sconfiggere malattie e parassiti, è vero che possono rappresentare un’arma più, da giocare in un’ottica integrata insieme alle altre già a disposizione, che si tratti di farmaci, agrofarmaci o tecniche biologiche.

Quello che per ora è sicuro è che sia la comunità scientifica sia quella dei decisori politici sembrano aver appreso la lezione delle piante OGM, ancora fortemente osteggiate in molte parti del mondo, e sono dunque particolarmente attivi nel tentativo di costruire un dialogo con l’opinione pubblica. Sta accadendo per esempio in Florida, dove il Mosquito Control District delle Keys ha avanzato l’ipotesi di introdurre l’Aedes aegipty della Oxitec, sempre per contrastare l’avanzata della dengue. Ai primi rumors sul caso si è subito costituito un fronte contrario all’ipotesi, ma il distretto si è mosso con varie campagne informative e con strumenti di consultazione attiva della cittadinanza. Che nell’ultimo sondaggio, a inizio 2013, si è dichiarata in maggioranza (61%) favorevole all’ipotesi di introduzione delle zanzare transgeniche.

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

Crediti immagine: Jo Meszkowski

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Valentina Murelli
Giornalista scientifica, science writer, editor freelance