SCOPERTE

Cos’hanno in comune foglie e violini

3180329313_2545ca701c_zSCOPERTE – Anche se lo scopriamo solo ora, la bellezza e la diversità delle piante (in particolare delle foglie) hanno qualcosa in comune con uno degli strumenti musicali più noti: il violino. “Esistono numerosi parallelismi tra le peculiarità della natura e i violini”, spiega Dan Chitwood del Donald Danforth Plant Science Center. “Entrambi hanno una bella forma, potenzialmente legata alla funzionalità, ed entrambi si modificano nel tempo oppure si plasmano imitando qualcos’altro. La forma è un’informazione, che può raccontarci una storia. Proprio come i cambiamenti legati all’evoluzione nella forma delle foglie ci informano dei meccanismi legati alla morfologia delle piante, l’analisi delle innovazioni culturali, come quella dei violini, ci permette di dare un’occhiata ai meccanismi storici che influiscono sulle nostre vite e sulla creatività”. 

Chitwood, biologo specializzato in botanica, trascorre gran parte del suo tempo indagando i percorsi molecolari e genetici alla base della biodiversità delle piante, in particolare per quanto riguarda la loro morfologia. In poche parole, cerca di capire in che modo una foglia arriva ad avere la sua forma, e cosa significa per una pianta crescere e prosperare. Un ambito di studio particolarmente interessante, spiega, riguarda la comprensione dei meccanismi grazie ai quali le piante si evolvono, per adattarsi ad ambienti differenti.

Nella sua ultima ricerca, pubblicata su PLoS ONE, Chitwood si è concentrato sull’analisi morfometrica, ovvero il quantificare i tratti di un organismo in termini di importanza evolutiva. Il fatto che la forma di un individuo cambi nel tempo ci dice infatti che ciò che c’è di nuovo in lui ha, probabilmente, un ruolo ben preciso. Siccome non solo di piante è appassionato, ma anche di musica, Chitwood si è domandato in che modo e secondo quali parametri si fossero evoluti gli strumenti musicali. E se la forma dei violini potesse spiegarci la funzione stessa degli strumenti, o chiarire quali liutai si siano ispirati ad idee e lavori altrui per le loro creazioni? È possibile analizzare tutti questi fattori tramite l’approccio morfometrico normalmente dedicato alle piante? Pare di sì.

Fin dalla costruzione del primo violino, nel 16esimo secolo, questi strumenti sono andati cambiando con una certa velocità per migliorare le proprietà acustiche e l’utilizzo stesso da parte del musicista. Seppur la forma grezza sia parte integrante del design, alcuni dettagli del corpo di un violino possono essere modificati molto senza che questo comprometta la qualità del suono, spiega Chitwood, che ha raccolto i dati di oltre 9.000 violini attraverso più di 400 anni di storia. Grazie a questo dataset è poi riuscito a identificare i modelli più richiesti e quelli di maggior importanza storica, compresi quelli disegnati da Giovanni Paolo Maggini, Giuseppe Guarneri del Gesù e Antonio Stradivari.

In questo modo ha scoperto che determinate caratteristiche legate alla forma possono differenziare i vari strumenti, e che tali dettagli sono strettamente legati al periodo storico d’introduzione. Liutai dello stesso periodo elaboravano (e si copiavano l’un l’altro) violini molto simili, il che ha permesso a Chitwood di dividerli in quattro grandi gruppi, legati dalle tecniche di design, come anche di individuare una “componente genetica” nelle peculiarità degli strumenti. Le famiglie di liutai nelle quali il mestiere si tramandava di padre in figlio, infatti, vedevano ricorrere negli anni mani il cui lavoro era molto simile, e l’abilità passava di generazione in generazione insieme alle tecniche dei singoli.

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   
Crediti immagine: Antonio Garro, Flickr

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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".