SPECIALI

ERC Champions League

Presentati a Genova i tre più recenti risultati scientifici ottenuti grazie agli ERC Grants

6795353385_0c45667c22_zSPECIALI – La “Champions League della scienza europea”, come è stata definita, ha visto scendere in campo un geologo, un neuroscienziato e un ingegnere. Tre ricercatori che fanno parte dell’eccellenza quanto a ricerca scientifica in Europa, essendo Virginie van Wassenhove, Fabrizio Nestola e Sriram Subramanian alcuni dei vincitori degli scorsi ERC Grants, i prestigiosi finanziamenti per progetti di ricerca di alta innovazione scientifica. Tre scienziati che operano in campi molto diversi ma che si sono ritrovati al festival della Scienza di Genova per presentare gli ultimi risultati delle loro ricerche.
Il tema del Festival della Scienza di quest’anno è il tempo, e il tempo è anche il filo conduttore degli studi di questi tre giovani ricercatori, scelti in occasione del festival appunto perché reduci da risultati scientifici di primissimo livello.

Sentire l’informazione con gli schermi tattili

Sriram Subramanian è un ingegnere indiano che a Bristol dirige il gruppo di ricerca Bristol Interaction and graphics presso il Dipartimento di Computer Science. Un ingegnere con la fissazione per il virtuale che diventa reale. Siamo infatti abituati a interagire fisicamente con i dispositivi tecnologici che ci circondano, basti pensare a quanto tempo al giorno spendiamo sfiorando con le dita i nostri inseparabili smartphone. L’ambizione di Subramanian e colleghi è in realtà quella di andare oltre gli schermi piatti con cui normalmente interagiamo, in modo da poter sentire con le dita ciò che virtualmente stiamo toccando. Il concetto alla base di questo studio, che è stato possibile proprio grazie a un finanziamento Starting Grant 2011 da 1,4 milioni di euro in 5 anni, è noto come feedback tattile. La capacità cioè di sentire e manipolare oggetti attraverso il tatto. Ma l’aspetto ancora più rivoluzionario è che qui in realtà la percezione avviene senza il bisogno di toccare effettivamente l’oggetto. Il progetto a cui Subramanian sta lavorando prevede infatti la progettazione di schermi che non dobbiamo toccare ma che possiamo sentire a una distanza variabile dai 2 ai 3 centimetri. Come è stato mostrato a un pubblico decisamente a bocca aperta, con queste nuove tecnologie è possibile, solo muovendo un dito a poca distanza sopra questi schermi, costruire e toccare, spostare, alzare ad esempio cubi, piramidi, sfere. Oggetti che noi sappiamo essere virtuali, ma che in realtà “tocchiamo virtualmente” nel momento in cui li stiamo creando. Una nuova tecnologia su cui si fonda Ultrahaptics, un’impresa fondata da Subramanian per portare sul mercato i risultati ottenuti in laboratorio grazie al finanziamento ERC. Al momento il lavoro svolto dal gruppo di ricerca varia dalle applicazioni touchless e fluttuanti alle bolle d’aria sensoriali, queste ultime messe in funzione proprio durante il festival.

Più il diamante è brutto più ci aiuta (almeno con la scienza)

“Più son brutti e più son belli. A noi piacciono quelli particolarmente brutti” afferma Fabrizio Nestola, ricercatore dell’Università di Padova, vincitore di uno Starting Grant nel 2012 anch’esso del valore di 1,4 milioni di euro per 5 anni, in geologia. Fulcro delle sue ricerche: i diamanti, ma non quelli luminosi, perfetti, ma quelli con degli errori, quelli che i gioiellieri eliminano e “che se non ci aiutano a trovarci la fidanzata, almeno ci potranno servire per capire come è fatto il centro della Terra” scherza Nestola.
Il gruppo di ricerca patavino studia infatti le inclusioni mineralogiche nei diamanti, per far luce sulla geodinamica degli strati più profondi nel nostro pianeta. Se per un gioielliere rappresentano impurità, per uno scienziato queste imprecisioni sono una fonte inesauribile di notizie. Sono infatti campioni intatti che racchiudono informazioni sullo stato della Terra da 150 km a 700 km di profondità. La domanda è, in particolare, se queste inclusioni di materiale all’interno dei diamanti, come per esempio l’Olivina, si siano formate contemporaneamente rispetto al diamante che le contiene o se invece si tratti di materiale precedente, più antico, inglobato durante la formazione del diamante. Attraverso apparecchiature molto sofisticate, questi minerali saranno analizzati e si troverà finalmente una risposta alla domanda, che porta con sé una questione molto più grande e fondativa, e cioè su come si sia evoluto il nostro pianeta nel tempo.

Perché talvolta pare che il tempo voli e altre volte no?

Gli esseri umani non hanno un recettore che analizza il tempo. Lo scorrere del tempo si percepisce, e qui arriva il problema: il tempo in realtà per noi è sempre come ci appare, come lo percepiamo, a seconda del momento. Ma perché la nostra percezione dello stesso lasso di tempo è diversa a seconda di quello che stiamo facendo? A rispondere ci sta provando in Francia Virginie van Wassenhove, vincitrice di uno Starting Grant ERC nel 2010 di 1,5 milioni di euro per 5 anni. Una ricerca che tocca la questione della cognizione temporale, dell’integrazione multisensoriale. Quali sono dunque i meccanismi cerebrali coinvolti nella percezione del tempo e dell’ambiente circostante? E come elaboriamo queste percezioni “nude” che immagazziniamo? Il metodo di ricerca della van Wassenhove fa uso di strumenti di segnalazione cerebrale per tracciare il percorso dalla percezione sensoriale alla neuro-segnalazione e infine, al nostro stesso astratto senso del tempo. Infine, il problema che sorge nel caso in cui il soggetto sia affetto da patologie particolari come schizofrenia o autismo. La percezione del tempo è la stessa, o varia? La domanda alla fine è sempre la stessa e finora inevasa, ma sappiate che la scienza ci sta lavorando.

@cristinadarold

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.
Crediti immagini: Jlhopgood, Flickr

 

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Cristina Da Rold
Giornalista freelance e consulente nell'ambito della comunicazione digitale. Soprattutto in rete e soprattutto data-driven. Lavoro per la maggior parte su temi legati a salute, sanità, epidemiologia con particolare attenzione ai determinanti sociali della salute, alla prevenzione e al mancato accesso alle cure. Dal 2015 sono consulente social media per l'Ufficio italiano dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.