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Ebola, tra esagerazioni e vertici OMS

Diecimila casi ufficiali, e la paura dell'Ebola cresce: un aggiornamento sulla situazione, in Italia e all'estero

14440817981_eb676a8850_bCRONACA – Sono passati otto mesi e secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità i casi sono ormai arrivati a diecimila, con oltre 4.900 decessi. Senza contare quelli non dichiarati, esclusi dalle conte ufficiali, il cui numero potrebbe essere decisamente più elevato.

Nel frattempo il virus è arrivato anche in Mali, dove una bambina di due anni originaria della Guinea è morta pochi giorni fa, proprio a causa dell’infezione. Sono 50 le persone in quarantena legate al caso, mentre la preoccupazione internazionale aumenta soprattutto in merito agli operatori sanitari che fanno ritorno a casa dopo aver prestato servizio nei paesi africani colpiti. Medici, infermieri, esperti. Se Obama invita a mantenere la calma, perché Americans can beat the deadly virus (gli americani possono sconfiggere questo virus mortale), i governatori di Illinois, New Jersey e New York invece hanno preso un’iniziativa differente: senza consultare esperti in merito, hanno stabilito che tutti gli operatori sanitari che rientrano dai paesi debbano essere sottoposti a quarantena (ANSA). Anche queste misure estreme sono poi state riconsiderate, in seguito a pressioni sia dalla Casa Bianca che dalle autorità mediche, e ritrattate fino alla possibilità di trascorrere il periodo di isolamento in casa.

Un provvedimento che ha suscitato non poche polemiche, oltre a far aumentare la preoccupazione che circonda l’ebola. Gli esperti ricordano infatti che il contagio non è così semplice, poiché non ci si ammala tramite contatto casuale con una persona infetta. La stessa Beatrice Lorenzin, ministro della salute italiano, conferma che al momento nel nostro paese sono solo due le persone in quarantena che abbiano avuto contatti diretti con i pazienti africani malati, un medico e un’infermiera che di recente hanno lavorato in Sierra Leone. Si trovano ora in prossimità dell’ospedale Sacco di Milano, dove in caso si presentino i sintomi sono già predisposte le condizioni di alto isolamento.

Nella base militare di Vicenza si trovano invece in isolamento undici soldati americani, rientrati dalla Liberia di recente. Accolti dai carabinieri in tute protettive, sono considerati a basso rischio in quanto non hanno avuto contatti diretti con persone infette durante la missione. Il Pentagono la definisce una semplice “misura precauzionale”, e finora non vi è stata traccia di sintomi. Sia per il medico e l’infermiera che per i soldati e il generale Darryl Williams, alla loro guida, il periodo di quarantena previsto sono gli ormai famosi 21 giorni. Un arco di tempo nel quale si svolgerebbe la potenziale incubazione del virus, e trascorso il quale il rischio sarebbe scongiurato. C’è anche chi ha messo in dubbio che 21 giorni siano sufficienti, seppur si tratti di un provvedimento sostenuto sia dall’OMS che dai CDC statunitensi, i Centers for Disease Control and Prevention. Ma su questo fronte ancora non ci sono stati ulteriori sviluppi.

Tra i provvedimenti più rigidi annoveriamo quelli dell’Australia: sospeso il programma di immigrazione, incluso quello umanitario, mentre le porte vengono chiuse a tutti i cittadini provenienti dall’Africa occidentale. Il governo ha annunciato da poco che verranno intraprese una serie di misure per evitare l’arrivo del virus sul territorio: un fermo temporaneo al rilascio dei visti per chi parte dei paesi africani colpiti (Guinea, Liberia, Sierra Leone), annullamento di quelli temporanei già concessi e quarantena obbligatoria di 21 giorni per chi sia già in possesso di un visto permanente per entrare nel Paese.

Il 29 ottobre si conclude a Madrid il Foro Africano per la copertura sanitaria universale, un vertice mondiale della durata di tre giorni organizzato dall’OMS e dalla fondazione Anesvad. Lo scopo dell’incontro, che ha riunito professionisti sanitari ed esperti di salute, era concordare strategie e linee guida da diffondere a livello internazionale, per far fronte all’emergenza ancora in corso e minimizzare i rischi di un contagio più ampio nel periodo a venire.

@Eleonoraseeing

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.
Crediti immagine: NIAID, Flickr

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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".