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La sterilizzazione è femmina

La sterilizzazione è un buon metodo di contraccezione, se non viola i diritti delle donne

30110042_ee7825c545_zATTUALITÀ – Secondo Indian Aljazeera sarebbero salite a 15 le giovani donne morte in seguito alla sterilizzazione, a cui se ne aggiungono circa 60 malate gravemente, ma la colpa non è da attribuire tanto alla pratica quanto alle cure post-operatorie. La chiusura delle tube di per sé è un’operazione facile per cui basta una laparoscopia, eppure dal 2009 al 2012 in India sono state 568 le morti causate da sterilizzazione.
La sterilizzazione è la più sicura delle tecniche contraccettive, una pratica diffusa a livello mondiale per limitare le nascite. E se di per sé non può essere incriminata nel momento in cui è una libera scelta di una coppia, l’allarme suona nel momento in cui la sterilizzazione viene imposta o viene praticata senza la comprensione dell’atto e tantomeno il consenso.

La pratica della sterilizzazione femminile in India è alquanto diffusa, anche perché fin dagli anni Ottanta il governo ha introdotto un sistema di pianificazione familiare nel paese. Nel 1991 lo stato ha addirittura assicurato incentivi a chi avesse accettato e praticato la sterilizzazione: è così che la percentuale delle donne che si sono sottoposte all’operazione di tubectomia è salita in maniera costante negli anni successivi. Secondo la National Family Health Survey, realizzata nel 2006, le donne indiane sposate e sterilizzate erano circa il 37%, una percentuale in crescita rispetto al 34% calcolato nel 1999 e al 27% del 1993.
Più della metà delle donne indiane (58%) è soddisfatta da questa pratica, ma i problemi affiorano se si parla di come è stato gestito il consenso informato o delle condizioni igieniche durante l’operazione chirurgica, o delle cure post-operatorie, tutti aspetti che in alcuni casi sono stati trascurati.

Ma cosa accade nel resto del mondo?

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Il metodo contraccettivo più diffuso al mondo, malgrado l’ampliamento delle possiblità, resta ancora la sterilizzazione, soprattutto nei paesi sottosviluppati o in via di sviluppo dove spesso altri metodi non sono facilmente reperibili.
Quando si parla di un metodo contraccettivo definitivo, nella maggior parte dei casi all’interno della coppia è la donna che si sottopone a un’operazione chirurgica.
Solo in pochi paesi viene favorita la sterilizzazione maschile su quella femminile: si tratta dei Paesi Bassi, della Gran Bretagna, del Bhutan e della Nuova Zelanda. Anche se la vasectomia nell’uomo sarebbe più sicura, meno dispendiosa e più rapida, è usata solo dal 4% delle coppie a livello mondiale.
Secondo un documento delle Nazioni Unite pubblicato nel 2005, sarebbero invece 200 milioni le donne sposate che hanno deciso di usare la sterilizazione come metodo contraccettivo.

I fattori che possono influenzare la diffusione di questa pratica contraccettiva possono essere di natura demografica (l’età media di matrimonio, il livello culturale, la variazione dell’età media di una popolazione) o di natura politica (come in Bangladesh, India e Sri Lanka).

Sulla base della ricerca effettuata nel 2003 da Engenderhealth i paesi in cui si registra una maggiore incidenza di sterilizzazioni sarebbero l’America Latina e la zona caraibica, mentre la più bassa diffusione sarebbe nell’Est Europa, nel Nord Africa e nel Medio Oriente.
In generale le percentuali maggiori di sterilizzazioni riguardano le donne sposate piuttosto che le single.

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Quando una scelta diventa una violazione

C’è stata un’azione congiunta delle più importanti organizzazioni internazionali per i diritti umanitari (OHCHR, UN Women, UNAIDS, UNDP, UNFPA, UNICEF and WHO) per mettere ordine nelle pratiche di steriizzazione. Nel documento “Eliminating forced, coercitive and otherwise involuntary sterilization” pubblicato nel 2014, sono scritte nero su bianco le condizioni in cui è lecito praticare la sterilizzazione e quali sono i principi guida per realizzarla.
La necessità di ribadire i modi di informare e raccogliere il consenso e di indicare tutte le persone che in un qualche modo potrebbero più facilmente subire un abuso in tal senso (per esempio quelle affette da malattie come l’HIV, per disabilità fisica o mentale, per povertà, per preferenze sessuali, per appartenenze etniche, politiche o religiosa) sottolinea come ancora oggi vi siano persone che subiscono la sterilizzazione, proprio come una forma di abuso, praticata in cambio di campi, soldi, cibo.

@AnnoviGiulia

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   
Crediti immagine: Carol Schaffer, Flickr

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Giulia Annovi
Mi occupo di scienza e innovazione, con un occhio speciale ai dati, al mondo della ricerca e all'uso dei social media in ambito accademico e sanitario. Sono interessata alla salute, all'ambiente e, nel mondo microscopico, alle proteine.