Verso una pillola anticoncezionale maschile?
Per le donne esistono molte opzioni, ma non tutte possono assumere un contraccettivo. La ricerca sul fronte maschile prosegue con fatica, vediamo come
SALUTE – Mentre per le donne esistono oggi svariate possibilità per la contraccezione (pillola anticoncezionale, cerotto, spirale, anello, metodi “naturali” come l’Ogino Knaus e via dicendo) negli ultimi decenni i passi in avanti sul fronte degli uomini rimangono scarsi. Il preservativo e la vasectomia, ovvero la chiusura dei dotti deferenti che trasportano gli spermatozoi dai testicoli fino all’uretra, rimangono le uniche opzioni.
In Italia il ricorso alla vasectomia è molto inferiore rispetto ad altri Paesi europei e non, dice l’Associazione Andrologo Italiani (ASS.A.I), che ha condotto uno studio in merito. Premettendo che si tratta di numeri incompleti (a fronte di vasectomie clandestine o “mascherate” da altri interventi), in Italia dal 1999 al 2005 sono stati eseguiti 653 ricoveri per sterilizzazione maschile, 1717 interventi di vasectomia e 397 procedure di sterilizzazione dell’uomo. In Nuova Zelanda è il 23% degli uomini ad averla scelta, il 10% in Australia, l’8% in Cina. Negli USA sono circa 500 000 uomini ogni anno a scegliere questa via per la contraccezione.
Portare sul mercato un contraccettivo maschile comporta superare vari ostacoli: deve essere un composto solubile, così da poterlo assumere per via orale. Rapido ma dall’azione reversibile, senza effetti sulla fertilità dell’uomo né sulla libido, sicuro in modo da poter essere assunto anche per decenni senza gravi effetti collaterali. Insomma, tutte le sfide che anche i contraccettivi femminili hanno dovuto superare e sappiamo, ugualmente, che alcuni possono aumentare (anche se di poco) il rischio di trombosi venosa, nei possibili effetti collaterali permane l’aumento di peso e via dicendo. I dati più completi riguardano la pillola e oggi in Italia è solo il 16,2% delle donne a farne uso, contro una media europea del 21,4%.
La necessità di una contraccezione maschile
Grazie alle nuove formulazioni, molti timori (per esempio quelli legati alla pillola) sono ormai diventati falsi miti, ma ugualmente non tutte le donne possono assumere contraccettivi orali – per esempio quelle che hanno o hanno avuto un cancro oppure un attacco cardiaco. La necessità di una soluzione efficace anche per gli uomini rimane e la ricerca è concentrata su due aree, contraccezione non ormonale e ormonale. La prima ruota intorno all’epididimo (senza grande successo, per ora) e sui dotti deferenti, i vasi muscolari che vengono chiusi con la vasectomia. Le tecniche sono in via di studio e non ancora approvate, e comprendono l’utilizzo di sostanze chimiche che bloccano i dotti e uccidono gli spermatozoi (la cosiddetta reversible inhibition of sperm under guidance) oppure l’IVD, intra vas device, un analogo della spirale femminile destinato però ai dotti.
La seconda via di ricerca, quella ormonale, ruota intorno al testosterone, l’ormone steroideo prodotto proprio nei testicoli dove regola il processo di produzione degli spermatozoi. Ridurne o bloccarne l’attività è una possibile strategia contraccettiva in via di studio e l’idea è stata ampiamente esplorata dal gruppo di ricerca di Gunda I. Georg dell’Università del Minnesota. Per anni ha lavorato con il suo team su vari composti sperimentali e ha appena presentato i risultati al National Meeting & Exposition of the American Chemical Society (ACS). Siamo vicini a una pillola per uomini? No, ma i progressi sono notevoli.
“A determinate dosi il testosterone causa infertilità”, ha spiegato all’incontro Jillian Kyzer, studentessa di Georg al lavoro sull’ormone, “ma in quelle dosi non funziona sul 20% degli uomini e causa effetti collaterali, come l’aumento di peso e il calo di colesterolo ‘buono’”, ovvero l’HDL. Ostacoli che hanno fatto desistere molti dalla “caccia a una pillola maschile”, mentre Kyzer e i colleghi persistono. “Sarebbe straordinario dare alle coppie un’alternativa sicura, perché molte donne non possono prendere la pillola”, dice la scienziata.
Composti sperimentali
Varie aziende farmaceutiche hanno creato dei contraccettivi sperimentali ma i risultati non sono ancora soddisfacenti. Quello della Bristol-Myers Squibb (BMS), dice Kyzer, inibiva la fertilità ma non era abbastanza solubile da poter essere assunto per via orale, e “nessuno vuole farsi iniezioni ogni giorno o una volta a settimana per gran parte della vita”. Un altro composto ancora interagiva con il recettore alpha per l’acido retinoico, coinvolto nella fertilità maschile, ma aveva effetti anche su altri recettori legati ad altre funzioni. Dunque effetti collaterali.
Il gruppo di Kyzer, sotto la guida di Georg, sta lavorando a composti chimici simili a quelli della BMS. Sono riusciti a capire in che modo delle piccole modifiche alla struttura chimica agiscano poi sull’interazione della sostanza con le cellule del corpo umano.
Una di queste piccole modifiche consiste nell’aggiunta di un gruppo polare, che reagisce facilmente con l’acqua (e altri composti polari) rendendo l’ipotetica pillola più solubile. Un altro ha sostituito un legame ammidico con un altro simile, che aumenta la stabilità, e permette al composto di rimanere nel corpo più a lungo. L’aspetto negativo, che richiederà ulteriori perfezionamenti, è che tutti questi cambiamenti hanno ridotto la specificità del composto per i recettori legati alla fertilità. Passi in avanti ma ancora troppo piccoli. Ora il gruppo di ricerca continuerà a lavorare sulla rifinitura di queste strutture chimiche, per raggiungere un equilibrio soddisfacente tra solubilità, specificità e stabilità.
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