Ologrammi da sentire e da toccare
All'Università di Bristol hanno sfruttato le onde sonore per progettare ologrammi tridimensionali che si possono sia vedere che “sentire” a mani nude.
TECNOLOGIA – Immaginiamo un medico che studia una TAC o un’ecografia non attraverso un file sul computer ma sentendo la malattia con le proprie mani. Letteralmente, cioè toccando fisicamente il tumore per esplorare le aree difettose. Oppure immaginiamo di visitare un museo e di poter effettivamente sentire un oggetto o un dipinto senza oltrepassare i cordoni rossi o rovinare preziosi cimeli ma toccando un’immagine olografica.
Questi scenari, e molti altri ancora, in pochi anni potrebbero essere non più relegati solo alla realtà virtuale di qualche film di fantascienza ma diventare parte del mondo che ci circonda.
Un gruppo di scienziati britannici ha, infatti, sviluppato una nuova tecnologia che usa le onde sonore per progettare ologrammi tridimensionali che si possono sia vedere che “sentire” a mani nude.
Gli ologrammi tattili sono stati messi a punto sfruttando gli ultrasuoni generati da piccoli strumenti simili ad altoparlanti i quali, perturbando l’aria, esercitano una lieve pressione sulla mano, vengono percepiti dalla pelle e creano la sensazione del tatto.
Per ora i ricercatori del dipartimento di Informatica dell’Università di Bristol sono riusciti a proiettare e far galleggiare a mezz’aria solo forme semplici, come sfere e piramidi: in realtà secondo gli scienziati il grado di perfezione degli oggetti non è importante ai fini dell’esperienza tattile perché ci pensa poi il cervello a rielaborare le informazioni e armonizzare ciò che vede con ciò che sente.
Il lavoro è stato pubblicato su ACM Transactions on Graphics e presentato in occasione della conferenza sulla tecnologia interattiva SIGGRAPH tenutasi il 3 dicembre a Shenshen, Cina.
“La nostra tecnologia potrebbe essere utilizzata in moltissimi campi, dall’elettronica all’industria automobilistica alla medicina”, ha commentato in un comunicato Ben Long, uno degli autori della ricerca. “Per esempio, potrebbe aggiungere la dimensione del tatto agli attuali sistemi di realtà virtuale o migliorare l’esperienza dei videogiochi. O, in campo medico, potrebbe consentire ai chirurghi di esplorare fisicamente un tumore e di intervenire in maniera più precisa”.
Il feedback tattile è già una caratteristica molto comune nella tecnologia che usiamo tutti i giorni, basti pensare alla vibrazione degli smartphone quando riceviamo un messaggio o del telecomando della Wii quando colpiamo la pallina da tennis. Senza contare l’utilizzo che ne viene fatto nella riabilitazione dei pazienti colpiti da ictus e nella formazione chirurgica.
Ora, attraverso gli ultrasuoni, gli scienziati sono riusciti ad associare queste sensazioni tattili a percezioni di tipo visivo. “I vantaggi degli ologrammi tattili sono molteplici”, assicura Long, “e grazie ai continui progressi tecnologici, in futuro sono sicuro che troveranno applicazione nei campi più disparati”.
Qui il video dell’esperimento diffuso dall’Università di Bristol.
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Crediti immagine: Kevin Gill, Flickr