ricercaSCOPERTE

Svelato il déjà-vu

È un'anomalia cerebrale a causarlo, non si tratta di un errore della memoria.

623607630_08325b2df7_zSCOPERTE – Quando sei sicuro di aver già vissuto un momento, proprio così come lo stai vivendo ora. Hai già visto quel posto. Lì ci sei già stato prima. Ma sai che non è possibile e la cosa ti sorprende come fosse un’incursione del soprannaturale nella tua vita. Beh, quello che stai provando è un déjà-vu.
La vera stranezza, però, è che, nonostante lo provi almeno una volta nella vita – ma anche molte di più – l’80% della popolazione sana e normale, e quindi lo si possa definire come un processo naturale, si tratta di un’anomalia cerebrale. E non lo sapevamo.

Nessuna ricerca, nessuno psichiatra, nessun medico o scienziato aveva mai capito come funziona veramente il meccanismo del déjà-vu. In passato si è ipotizzato che fosse un errore del “comparto memoria” del cervello e invece, studiando gli epilettici, abbiamo capito come si origina e che non si tratta dello stesso meccanismo in persone sane e in malati di epilessia.
All’Istituto di bioimmagini e fisiologia molecolare del Cnr – in collaborazione con la clinica neurologica dell’Università Magna Graecia di Catanzaro – va l’onore di aver finalmente svelato il mistero.
I pazienti con epilessia sono un modello patologico noto in letteratura in quanto le illusioni déjà-vu sono, in realtà, manifestazioni epilettiche derivanti dalle scariche all’interno del cervello. Il team di ricerca ha confrontato per la prima volta al mondo il cervello delle persone più colpite da déjà-vu, sia pazienti neurologici affetti da epilessia, che soggetti sani. Obiettivo principale della ricerca, pubblicata sulla rivista Cortex, era quello di scoprire se esiste una base anatomo-fisiologica comune nella genesi del déjà-vu tra pazienti e soggetti sani che possa spiegare le basi di un fenomeno che, in alcune circostanze, diventa patologico.

Com’è andata?
Ce lo spiega Angelo Labate, neurologo associato dell’Ibfm-Cnr e docente presso l’Università Magna Graecia: “La verità è che per la prima volta attraverso uno studio di risonanza magnetica avanzata condotto su 63 volontari affetti da epilessia del lobo temporale, metà dei quali presentava il fenomeno del déjà-vu, e 39 soggetti sani, metà dei quali avevano vissuto l’esperienza del déjà-vu, abbiamo dimostrato come le aree cerebrali coinvolte sono completamente diverse tra soggetti sani e pazienti epilettici.
Nel dettaglio, in pazienti con epilessia che frequentemente riferiscono déjà-vu le alterazioni radiologiche sono la corteccia visiva e l’ippocampo, cioè le aree cerebrali deputate al riconoscimento visivo e alla memorizzazione a lungo termine. Nei soggetti normali è invece l’insula ad essere coinvolta. Quest’ultima ha il compito principale di convogliare tutte le informazioni sensoriali all’interno del sistema limbico che regola l’emotività. La scoperta dimostra che la sensazione di déjà-vu, riportata dai pazienti durante un episodio epilettico, è un sintomo organico di una memoria reale, anche se falsa”. Non così per i soggetti sani. Il coinvolgimento dell’insula, in questo caso, dimostrerebbe, infatti, che si tratta di un fenomeno di alterata sensorialità dello stimolo percepito piuttosto che di un ricordo alterato. Perché quando pensiamo di aver già visto un luogo, ad esempio, in realtà quella che abbiamo già vissuto è la sensazione che abbiamo provato nel vederlo. È quell’emozione che ci richiama l’evento passato. Ed ecco “formato” il nostro falso evento soprannaturale.

Come hanno fatto a scoprirlo?
Ricorrendo ad avanzate tecniche di imaging: “Abbiamo usato una tecnica di imaging avanzato chiamata voxel-based-morphometry per indagare tutti i volumi dell’intero cervello dei soggetti sani ed epilettici che riferivano o meno il déjà-vu – precisa Labate – Ovviamente l’intero gruppo di studio è stato dapprima ‘screenato’ con un test chiamato IDEA (inventory for déjà-vu experience assessment) per caratterizzare il déjà-vu e dividere i gruppi e poi sottoposti ad elettroencefalogrammi per analizzare l’attività elettrica cerebrale”.
Certo, non possiamo non chiederci come mai il segreto di questo fenomeno non sia mai stato scoperto finora,  nonostante la curiosità che c’è sempre stata sul tema, anche da parte dei ricercatori. E di certo la scoperta è dovuta anche al nuovo approccio del gruppo Cnr, un approccio completamente diverso, quello che ha visto i neurologi guardare ai malati per capire i sani:
“Penso sia stato proprio l’approccio impiegato dagli studiosi che fin ad ora si sono interessati al fenomeno, cioè psicologi e pisicoanalisti, ma non neurologi – chiude il ricercatore del Cnr –Il nostro gruppo si è solo limitato ad osservare la neuroanatomia di persone sane o malate che vivono frequentemente questo fenomeno. Abbiamo scoperto ancora molto poco, questo rappresenta solo un inizio. Abbiamo in essere già alcuni studi prospettici di risonanza magnetica funzionale su soggetti sani e pazienti epilettici che spero potranno chiarire ancora meglio cosa si nasconde dietro questo affascinante ed unico fenomeno”.

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   
Crediti immagine: Jamison Young, Flickr

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Sara Stulle
Libera professionista dal 2000, sono scrittrice, copywriter, esperta di scrittura per i social media, content manager e giornalista. Seriamente. Progettista grafica, meno seriamente, e progettista di allestimenti per esposizioni, solo se un po' sopra le righe. Scrivo sempre. Scrivo di tutto. Amo la scrittura di mente aperta. Pratico il refuso come stile di vita (ma solo nel tempo libero). Oggi, insieme a mio marito, gestisco Sblab, il nostro strambo studio di comunicazione, progettazione architettonica e visual design. Vivo felicemente con Beppe, otto gatti, due cani, quattro tartarughe, due conigli e la gallina Moira.