SCOPERTE – È sempre presente ma talvolta non è facile vederla, tanto più quando è dispersa nello spazio tra le stelle. Si tratta della polvere, e quando le piccole particelle di cui è composta sono definite “interstellari”, allora davvero possiamo dire che la loro natura è stata finora piuttosto oscura.
L’8 gennaio scorso, durante il meeting dell’American Astronomical Society tenutosi a Seattle, un gruppo di ricercatori della John Hopkins University ha annunciato di aver scoperto la natura della polvere interstellare, e di aver ricostruito in modo ancora parziale la sua distribuzione nello spazio. La quantità di dati che erano a disposizione degli scienziati ha permesso loro di disegnare una mappa che descrive l’esatta posizione in cui si trovano le polveri all’interno della Via Lattea.
Sono stati necessari due studi indipendenti, entrambi svolti sotto la supervisione di Brice Ménard, nonchè lo sfruttamento di tecniche differenti, per riuscire a localizzare le varie molecole di cui la polvere interstellare è composta.
Il primo studio si è basato sulle osservazioni della ricerca APOGEE della Sloan Digital Sky Survey. I dati raccolti tramite la luce infrarossa, sono stati utili per escludere le molecole della polvere e captare la luce delle stelle così come si presenta alla sorgente, senza la “filtrazione” da parte delle particelle sparse nello spazio.
Gli astronomi hanno preso in considerazione i dati provenienti da circa 60 mila stelle, e hanno dedotto alcune delle caratteristiche delle molecole di polvere che creano vere e proprie nubi attorno agli oggetti della nostra Galassia.
Nel secondo studio invece i ricercatori si sono serviti della luce visibile per analizzare le molecole disperse sopra e sotto il disco della Via Lattea. L’identificazione delle molecole che si collocano al di sopra del piano della nostra Galassia, è stata la parte più complicata della ricerca perché è qui che la polvere si fa più rarefatta.
La mappa ottenuta (di cui è possibile vedere una versione interattiva), è il risultato dell’analisi statistica di centinaia di milioni di dati raccolti da stelle e pianeti della nostra Galassia.
La ricostruzione di questa mappa giustifica quanto osservato nel 1922 da Mary Lea Heger. Mentre l’astronoma cercava di analizzare la luce proveniente dalle stelle, si accorse che gli spettri erano interrotti da bande scure, denominate Diffuse Interstellar Bands (DIBs). La luce proveniente dalle stelle doveva incontrare qualcosa capace di assorbire delle radiazioni luminose lungo il cammino che percorre per arrivare fino alla Terra.
C’è voluto un secolo per capire l’esatta natura della polvere ma, come ha commentato Zasowski uno degli autori della ricerca, “ora la possibilità di studiarne anche la distribuzione e i movimenti servirà a svelare nuove relazioni tra le dinamiche della Via Lattea e queste molecole”.
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