SALUTE

Disfunzione erettile, un problema sottotrattato

Pochi parlano con il medico e ancora meno inizia una terapia. Fra i principali problemi quello dei costi e l'efficacia, che non è uguale per tutti

few-feet-684685_1280SALUTE – Secondo recenti stime, tra Italia, Francia, Regno Unito, Spagna e Germania, i cosiddetti Big5 europei, vi sarebbero 22 milioni di uomini con problemi di disfunzione erettile. Se per caso sembrano pochi si pensi che rappresentano il 18% della popolazione maschile, in altre parole, quasi un uomo su 5. Al tempo stesso, però, solo il 48% di loro si è recato da un medico per parlare del problema, e grossa parte di chi lo ha fatto, e ha magari iniziato una terapia, alla fine ha deciso di smettere.

Ragioni mediche? Economiche? “In molti casi entrambe le cose” spiega ai microfoni di OggiScienza Giorgio Franco, presidente della SIA (Società Italiana di Andrologia), all’indomani del meeting nazionale BEST 2015, che ha riunito gli specialisti nel settore dell’andrologia, fra cui la Società Italiana di Andrologia (SIA), la Società Italiana di Andrologia e Medicina Sessuale (SIAMS) a la Società Italiana di Urologia (SIU).

“Sono due i grossi problemi legati all’abbandono delle cure” prosegue Franco. “Anzitutto la questione dei costi, che possono essere anche relativamente elevati. In certi casi ci sono i generici certo, ma vi sono anche farmaci che necessitano per esempio di una pillola al giorno per un costo mensile di oltre un centinaio di euro, una spesa che non è per tutte le tasche. C’è poi la questione dell’efficacia. È cosa nota che la disfunzione erettile non ha per tutti la stessa causa e di conseguenza lo stesso farmaco non dà a ogni uomo i medesimi risultati.”

Che sia per motivi economici o medici, secondo le stime sarebbero circa 3 milioni gli uomini italiani con problemi di disfunzione erettile, ma solo la metà di essi sarebbe in cura.
I dati a cui ci si riferisce afferiscono in particolare a uno studio pubblicato qualche tempo fa su The journal of sexual medicine, che mirava a identificare le caratteristiche relative alla salute e ai bisogni insoddisfatti dei pazienti affetti da disfunzione erettile (DE) in Francia, Germania, Italia, Spagna, e Regno Unito.

Pochi uomini si confidano con il medico quindi, soprattutto fra la fascia più giovane, quella dai 18 ai 39 anni, che si è dimostrata ben lungi dall’essere esente dal problema. Un uomo su 20 fra i partecipanti allo studio con meno di 40 anni ha infatti dichiarato di aver avuto episodi di disfunzione erettile nei 6 mesi precedenti.

“Riguardo ai molti che decidono di sospendere il trattamento va inoltre evidenziato che ogni farmaco ha la sua specifica emivita, cioè la propria durata e la propria velocità di azione, un elemento cruciale che incide enormemente sulle scelte dei pazienti, che si ritrovano a dover scegliere un farmaco non solo in base alla sua efficacia e al suo costo, ma anche a seconda del ritmo della propria vita sessuale.” precisa Franco. “Ci sono farmaci che agiscono in 15 minuti ma che hanno una durata inferiore e altri che invece sono più a lento rilascio ma che assicurano un’efficacia anche per giorni, e non tutti vanno bene indistintamente per il single piuttosto che per uomini con una relazione stabile.”

Insomma, la disfunzione erettile è oggi un problema molto più frequente di quanto si pensi, anche fra la popolazione giovane, ma al tempo stesso sotto-diagnosticato e soprattutto sotto-trattato.
“Non dobbiamo dimenticare infine che queste non sono terapie curative – conclude Franco – il che significa che se si decide di ricorrere a un trattamento farmacologico, i medicinali devono essere assunti in maniera continuativa. Questi dati devono essere per noi un campanello d’allarme sul fatto che ancora troppi italiani invece per le ragioni più varie decidono di non proseguire le terapie.”

@CristinaDaRold

Leggi anche: L’ABC dei problemi sessuali degli italiani (e le possibili soluzioni)

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Cristina Da Rold
Giornalista freelance e consulente nell'ambito della comunicazione digitale. Soprattutto in rete e soprattutto data-driven. Lavoro per la maggior parte su temi legati a salute, sanità, epidemiologia con particolare attenzione ai determinanti sociali della salute, alla prevenzione e al mancato accesso alle cure. Dal 2015 sono consulente social media per l'Ufficio italiano dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.