Il consumo abituale di cannabis provoca falsi ricordi
La marijuana ha effetti a lungo termine che fa confondere eventi reali e immagini. Vengono cioè prodotti i cosiddetti falsi ricordi
RICERCA – Di cannabis e marijuana si parla spesso e ne abbiamo discusso anche qui su OggiScienza. Un argomento sempre attuale che sarà anche al centro di un convegno che si terrà a Pisa il 23 Maggio, all’interno dell’iniziativa “CapiAmo Il Pianeta” di Italia Unita Per La Scienza.
Ora una nuova scoperta: il consumo abituale di marijuana favorisce la produzione di falsi ricordi, cioè eventi immaginari ricordati come se fossero reali. I risultati, ottenuti da un team di ricercatori dell’Hospital de Sant Pau e dell’Universitat Autònoma de Barcelona, sono stati pubblicati sulla rivista “Molecular Psychiatry”.
Da tempo si sa che l’abuso di sostanze può creare problemi di memoria, in particolare rendendo difficoltosa la memorizzazione o il recupero dei ricordi di un determinato evento. I ricercatori hanno cercato quindi di indagare gli effetti a lungo termine del consumo abituale di cannabis, sottoponendo ai volontari una serie di test mnemonici.
Agli individui, divisi in gruppi di consumatori abituali e non consumatori, è stato chiesto di memorizzare una lista di vocaboli. Dopo qualche minuto è stata presentata una lista con nuovi termini, molti dei quali semanticamente correlati, ed è stato chiesto di individuare quali parole della seconda lista erano presenti nella prima mostrata.
I risultati hanno mostrato che i consumatori di marijuana, rispetto al controllo, riconoscevano con frequenza maggiore parole come già viste, anche se non era vero. In altre parole tendevano maggiormente a produrre i falsi ricordi, un tipico problema di distorsioni della memoria frequente nei bambini. Questi ultimi, infatti, tendono facilmente a confondere eventi reali e immaginari, come credere di ricordare un evento che è stato solamente raccontato o addirittura immaginato. Si tratta di un problema presente anche in persone affette da disturbi psichiatrici, ma pure in persone sane, specialmente con l’età avanzata.
Il risultato dello studio è stato confermato anche da scansioni del cervello con risonanza magnetica nucleare funzionale, che hanno evidenziato un’anomala e minore attivazione di alcune aree coinvolte nella memorizzazione.
Lo studio è particolarmente interessante perché il risultato è stato osservato anche un mese dopo che i consumatori avevano smesso, confermando gli effetti a lungo termine dell’abuso di cannabis su alcuni meccanismi cerebrali, specie quelli coinvolti nella memoria. Non solo: la scoperta potrebbe essere utile anche in ambito legale, dato che falsi ricordi potrebbero portare i consumatori di cannabis a testimonianze fallaci nei tribunali.
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