WHAAAT?

Una lunga digestione negli abissi: il pasto vorace di Iosactis vagabunda

Questo anemone è stato scoperto più di 15 anni fa ma sapevamo ben poco delle sue abitudini. Ad esempio del fatto che si mangia animali sei volte più grandi di lui

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WHAAAT? Il venerdì casual della scienza – Iosactis vagabunda è quello che si dice un anemone vorace: può mangiarsi animali grandi anche sei volte il suo peso e se ne va in giro per gli abissi scavando cunicoli. D’altronde può metterci anche 80 ore per digerire i suoi lauti spuntini, perciò di farsi largo tra le gallerie scavate nelle piane abissali tempo ne ha. Lo spiegano Jennifer Durden e i colleghi del National Oceanography Centre (NOC) su Deep Sea Research Part I: Oceanographic Research Papers, dove hanno appena pubblicato la loro scoperta sulle preferenze culinarie dell’anemone (nel paper trovate le varie foto e il timelapse che lo vede spuntare da un cunicolo).

“Fare nuove scoperte su questa specie è decisamente eccitante”, racconta Durden, “è stata scoperta più di 15 anni fa ma non sapevamo né di cosa si nutrisse né in che modo si spostasse sui fondali. Per di più non avevamo assolutamente idea che fosse l’animale più comune delle piane abissali (oltre i 3000 metri di profondità): rappresenta praticamente la metà delle creature che ci vivono. Osservazioni come questa sono fondamentali per capire la vita sul nostro pianeta, visto che le piane abissali costituiscono oltre il 50% della superficie della Terra”.

I. vagabunda e i suoi picnic da 80 ore di digestione sono stati immortalati nelle Porcupine Abyssal Plain (che il NOC monitora nelle sue ricerche da circa 25 anni) dal robot sottomarino Autosub6000, un veicolo che nell’ultimo decennio è stato utilizzato moltissimo nell’esplorazione oceanica a scopi scientifici, inviato – tra le varie mete – anche in Artide e Antartide. Le riprese in timelapse della vita abissale dell’anemone hanno permesso a Durden di scoprire quanto è diffusa questa specie nelle piane abissali, e anche come (e soprattutto quanto) mangia. Osservazioni di questo tipo non sarebbero possibili senza i veicoli sottomarini autonomi, preziosa risorsa per la ricerca scientifica che esplora gli oceani.

Ma cosa faceva Autosub6000 a quelle profondità (oltre a immortalare anemoni peculiari)? Scattava fotografie per il progetto Autonomous Ecological Surveying of the Abyss del NERC (Natural Environment Research Council), con l’obiettivo di studiare la distribuzione spaziale degli animali abissali. E, di conseguenza, la loro importanza in un ecosistema così particolare. Tutte queste immagini raccolte negli anni andranno poi a formare una vera e propria mappa marina, non troppo diversa da quelle che conosciamo con Google Earth. Al NOC stanno ancora analizzando le immagini scattate finora: non sarebbe una sorpresa se spuntassero fuori presto altre nuove scoperte interessanti.

@Eleonoraseeing

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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".