CRONACA

I numeri della polio oggi

Due nuovi casi in Ucraina e uno in Mali nei giorni scorsi. Ecco dove la polio non se ne è mai andata

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CRONACA – In questi giorni la poliomielite è ritornata a bussare alle porte dell’Europa. È successo in Ucraina, dove due bambini, uno di 4 anni e uno di soli 10 mesi sono rimasti paralizzati dal virus, rispettivamente il 30 giugno e il 7 luglio scorso. E ancora il 7 settembre un caso di polio è stato accertato anche in Mali. Sembrano cifre esigue ma va tenuto presente che nel caso della polio anche un solo caso è considerato emergenza. La virulenza del contagio è infatti altissima e a oggi non esiste una cura: l’unica arma è la prevenzione. Al momento la situazione è sotto controllo, ma le autorità consigliano la massima prudenza per chi dovesse recarsi nelle zone colpite. Tutti i viaggiatori verso l’Ucraina dovrebbero provvedere alla vaccinazione e i residenti, o comunque chi si trovi nel paese da più di 4 settimane, dovrebbe ricevere una dose aggiuntiva di vaccino.

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In realtà la poliomielite non è tornata, semplicemente non se ne era mai andata del tutto. È bene sottolineare che in paesi come l’Afghanistan, la Nigeria e il Pakistan il contagio non si è mai interrotto: in Pakistan nel 2014 si sono contati 306 casi di WPV, un acronimo che sta per Wild PolioVirus, in Afghanistan 28 e in Nigeria 6. E alcuni casi si sono osservati anche in altri Paesi: cinque in Somalia, Camerun e Guinea Equatoriale, due in Iraq e un caso in Siria ed Etiopia. Afghanistan, Pakistan e Nigeria sono ancora considerati endemici per la polio.

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Sebbene questa malattia non sia stata ancora eradicata, molto però è stato fatto negli ultimi anni. Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, dal 1988 a oggi grazie al vaccino i casi di polio sono stati abbattuti del 99,9%, passando da 350 000 casi nel 1988 a 414 nel 2014. Trenta anni fa i Paesi dove la patologia era endemica erano 125.
Negli ultimi 15 anni sarebbero stati vaccinati tre miliardi di bambini, ma la copertura globale con tre dosi di vaccino nel 2014 non ha superato l’86%. Nel 1990 a essere vaccinati con tre dosi di vaccino era il 76% dei bambini del mondo.
In casi di livelli immunitari particolarmente bassi però il vaccino può tramutarsi in un’arma a doppio taglio. Il vaccino (OPV) contiene infatti il virus, sebbene molto indebolito, che va ad attivare la risposta immunitaria dell’individuo. Dopo una vaccinazione, questo virus indebolito si replica nell’intestino per un periodo limitato, fino a sviluppare gli anticorpi nel bambino. In questo periodo però il vaccino viene anche espulso attraverso le feci e in zone dove le condizioni sanitarie sono precarie questo può diventare un problema serio per la salute pubblica.
In rare circostanze in cui la popolazione è pesantemente sotto-immunizzata, il virus contenuto nel vaccino secreto può anche modificarsi in una forma ancora più pericolosa. In quest’ultimo caso, ripetiamo molto raro, si parla di vaccine-derived poliovirus (cVDPV). Dal 2000 a oggi l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha registrato 758 casi di vaccine-derived poliovirus, di cui 12 nei sei mesi appena trascorsi: due in Ucraina appunto e uno in Mali (i casi a cui si faceva riferimento in precedenza), uno in Nigeria e ben quattro in Madagascar. Badiamo bene: non è il vaccino che può far ammalare, ma la secrezione del vaccino in aree dove l’igiene è molto scarsa può far sì che ciò che si verifichino occasioni di contagio per altre persone.
Questo sostanzialmente quello che secondo quanto si apprende è successo nel sud-ovest dell’Ucraina, al confine con la Romania, l’Ungheria, la Slovacchia e la Polonia. In quella regione, ben il 50% dei bambini nel 2014 era sotto immunizzato e quindi considerato ad alto rischio di contagio.

@CristinaDaRold

Leggi anche: Quando riusciremo a eradicare la polio?

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   
Crediti immagine: RIBI Image Library, Flickr

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Cristina Da Rold
Giornalista freelance e consulente nell'ambito della comunicazione digitale. Soprattutto in rete e soprattutto data-driven. Lavoro per la maggior parte su temi legati a salute, sanità, epidemiologia con particolare attenzione ai determinanti sociali della salute, alla prevenzione e al mancato accesso alle cure. Dal 2015 sono consulente social media per l'Ufficio italiano dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.