L’origine della coda dell’anchilosauro
L'analisi dei fossili ha chiarito l'evoluzione della potente coda del dinosauro corazzato
RICERCA – I paleontologi l’hanno definito un “carro armato vivente” e non è difficile capire il perché. Parliamo dell’Ankylosaurus, un (quasi) pacifico dinosauro erbivoro caratterizzato da una vera e propria corazza di placche ossee e da una vistosa coda dotata di una grossa escrescenza ossea sulla punta. Una vera e propria arma di difesa contro i grossi predatori che si è evoluta circa 66 milioni di anni fa, durante il Cretaceo. Gli anchilosauri, tuttavia, popolavano la terra molto tempo prima, durante il Giurassico, ma la struttura della loro coda era molto diversa. Come si è evoluta questa potente arma? A spiegarlo è una ricerca condotta dai paleontologi del Museo di Storia Naturale del North Carolina, negli Stati Uniti, pubblicata sul Journal of Anatomy.
Victoria Arbour e colleghi hanno analizzato i fossili di specie diverse, tutte appartenenti alla famiglia degli anchilosauri, ma vissute in periodi differenti: il Liaoningosaurus, vissuto 122 milioni di anni fa, il Gobisaurus, vissuto 90 milioni di anni fa e il Pinacosaurus, il più “giovane” con i suoi 75 milioni di anni. L’analisi si è concentrata proprio sulla coda di questi animali, ricercando gli indizi biomeccanici che ne potessero spiegare l’evoluzione. La coda degli anchilosauri era composta da una parte finale, una sorta di “pomello” fatto di uno speciale tipo d’osso – l’osteoderma – in grado di generarsi dall’epidermide, e da un “manico”, la parte finale della coda che aveva la funzione di reggere il peso della protuberanza ossea.
Proprio per questa sua funzione portante, questa porzione di coda era rigida e poco flessibile. Nonostante l’importanza evolutiva di questo strumento, utilizzato dagli anchilosauri per proteggersi o nelle lotte per la conquista del territorio, poco si sa della sua comparsa. “La coda si può essere evoluta in tre modi diversi”, spiega la Arbour. “Il pomello può essersi evoluto per primo e in questo caso dovremmo trovare anchilosauri con coda flessibile ma osteoderma sviluppato. Può essersi formato prima il manico e in tal caso troveremmo code rigide, con vertebre fuse. Oppure manico e pomello si sono evoluti insieme e in tal caso troveremmo fossili con entrambe le strutture ma con differenze nella lunghezza della coda o nella grandezza della protuberanza finale”.
L’analisi dei reperti fossili ritrovati ha permesso di ricostruire l’esatto ordine di questi passaggi. I fossili più antichi erano dotati di una coda flessibile che con il tempo è diventata via via sempre più rigida. Solo verso la fine del Cretaceo ha fatto la sua comparsa la struttura ossea presente all’estremità della coda, probabilmente in risposta a necessità evolutive. “Nonostante sia possibile che in alcune specie le due parti si siano evolute contemporaneamente, è verosimile che la coda si sia irrigidita prima della comparsa della protuberanza ossea per massimizzare la sua efficacia come arma”, conclude la paleontologa.
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Crediti immagine: Sydney Mohr