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La Conferenza sul clima di Parigi: un mese, quattro parametri e più di mille opzioni

Ogni settimana le principali notizie dal mondo della cooperazione scientifica internazionale

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SCIENCE DIPLOMACY – Conclusa la sessione tecnica di Bonn, inizia il vero e proprio countdown verso COP 21, la Conferenza sul clima che dovrebbe lanciare il “nuovo Protocollo di Kyoto”. Il clima è particolarmente acceso: proprio ieri il presidente francese e il suo omologo cinese hanno dichiarato la volontà di uscire da Parigi con un “accordo ambizioso e giuridicamente vincolante”.

I francesi, che ospitano la Conferenza e dunque ritengono prioritario un risultato del genere (se non altro per le ricadute in termini di prestigio politico), sono particolarmente attivi. Il Primo Ministro francese Laurent Fabius, infatti, ha già dichiarato che sono quattro i parametri per giudicare il successo o l’insuccesso della Conferenza. Innanzitutto, per quanto riguarda il contenuto, il parametro è quello ormai noto: l’accordo dovrà prevedere meccanismi per non far aumentare le temperature globali di più di due gradi entro la fine del secolo.

Per quanto riguarda la forma: come affermato anche da Holland e Xi, l’accordo dovrà essere giuridicamente vincolante, ovvero (in termini pratici) dovrà prevedere disincentivi (solitamente in forma di obbligo di pagamento di determinate “multe”) qualora uno stato firmatario non lo rispetti. Gli Stati Uniti, in particolare, sono fortemente contrari a questo punto.

Il terzo parametro riguarderebbe l’equità dell’accordo. Da sempre i Paesi in via di sviluppo (PVS) vivono in un dilemma per quanto riguarda il cambiamento climatico. Se da una parte, infatti, spesso i PVS soffrono maggiormente le sue conseguenze, dall’altra sono restii a politiche troppo stringenti sulle emissioni, poiché temono che queste possano bloccare la loro crescita economica. Per superare questo dilemma, nel nuovo accordo dovrebbe essere presente un meccanismo di compensazione in forma di trasferimenti di denaro e investimenti in “tecnologie verdi”  tra i Paesi ricchi e i Paesi poveri.

Infine, il quarto parametro avrà un aspetto tecnico, ma un’anima profondamente politica. Il protocollo di Kyoto aveva un meccanismo di revisione piuttosto ingessato, tant’è che dalla sua formulazione è rimasto pressoché invariato. Il nuovo accordo, secondo Fabius, dovrà avere invece una clausola di revisione che permetta alle parti di rivedere gli impegni almeno ogni cinque anni. A ben vedere, però, si tratta di una clausola politicamente rischiosa, poiché esporrebbe l’accordo alla variabilità della politica di breve periodo: pensiamo, per esempio, a cosa sarebbe successo se fosse stato possibile modificare gli impegni nel pieno della crisi economica iniziata nel 2008.

I quattro parametri di Fabius sicuramente sono una chiave di lettura interessante e ricca di spunti. L’accordo, però, si formerà sulla scelta che i Paesi del mondo faranno su oltre mille opzioni di politiche diverse. Per dare un valore concreto: i delegati dei Paesi dovranno votare scegliendo tra ben 16 opzioni diverse di meccanismi solamente per quanto riguarda la riduzione delle emissioni di CO2. Manca poco più di un mese al vertice di Parigi, ma la strada da fare è ancora molta.

Dall’Europa

GERMANIA – I forti legami di partnership tecnologica e scientifica tra la Germania e la Cina hanno da pochi giorni una nuova pietra miliare: il 30 ottobre scorso, il ministro tedesco della ricerca Johanna Wanka ha presentato la China strategy for cooperation in science and research, un libro bianco sulla politica di cooperazione scientifica tedesca per gli anni 2015-2030.

REGNO UNITO – La nuova manovra finanziaria britannica sembra prospettare una tendenza ormai consolidata di tagli agli investimenti in ricerca: i principali scienziati del Regno Unito stanno mettendo infatti sotto pressione il governo conservatore, prospettando un declino del  primato della scienza made in UK.

Dal Mondo

CINA – Non si arresta l’ambizioso piano spaziale della Cina: tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo è in programma il lancio di vari satelliti per scopi scientifici, uno dei quali è finalizzato allo studio della materia oscura.

@gia_destro

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Crediti immagine: UNclimatechange, Flickr

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