WHAAAT?

Canguri a basse emissioni

Se hanno a disposizione la giusta quantità di cibo digeriscono più rapidamente dei bovini, lasciando meno tempo ai batteri per produrre metano

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WHAAAT? Il venerdì casual della scienza – Anche se di fronte al tema “emissioni” il nostro primo pensiero difficilmente sarà il contributo in merito da parte degli animali, anche loro (tramite la digestione) producono considerevoli quantità di metano: un esempio sono le mucche (qui lo spiegavamo bene), che emettono un gas serra 25 volte più potente dell’anidride carbonica e che va a costituire il 20% delle emissioni provenienti da attività di allevamento e agricole. Ma se tanto si parla dei grossi bovini e della loro responsabilità nel riscaldamento globale (e di come ovviare al problema, per esempio puntando sulla riproduzione mirata come suggerisce il progetto Ruminomics), perché non dare un’occhiata alle emissioni di altre specie meno vicine a noi?

Ci ha pensato una collaborazione internazionale con ricercatori dell’Università di Zurigo, dell’ETH Zürich e dell’Università di Wollongong, in Australia, confrontando le emissioni di una mucca (o più in generale di un ruminante, come può essere anche una pecora) con quelle di un canguro. Lo studio in particolare ha esaminato le due più comuni specie di macropodidi del nostro pianeta, il canguro rosso (Macropus rufus) e quello grigio (Macropus fuliginosus).

Hanno scoperto che nonostante nell’apparato digerente di questi animali siano al lavoro batteri che demoliscono le fibre vegetali (e producono metano) proprio come succede nel rumen di una mucca, le loro emissioni sono nettamente inferiori. Perché? Inizialmente si pensava che il motivo fosse una differenza tra le flore intestinali delle mucche e quelle dei canguri,  dotati peraltro di uno stomaco in più comparti, ma stavolta gli scienziati hanno osservato la questione da un punto di vista differente.

Gli scienziati hanno misurato quanto metano produceva ogni canguro in relazione alla quantità di cibo ingerito; tutte le circa 60 specie della famiglia Macropodidae, che comprende ogni canguro a noi noto, sono erbivore. “Se consideriamo il volume assoluto del metano in rapporto alle dimensioni del corpo, un canguro produce metano quanto un cavallo o uno struzzo, quindi molto meno rispetto a una mucca”, spiega in un comunicato Marcus Clauss dell’Università di Zurigo, tra gli autori della pubblicazione da poco uscita sul Journal of Experimental Biology.

“Se la produzione di gas è correlata con la quantità di cibo, invece, si parla di maggiori emissioni, paragonabili a quelle delle mucche. In altre parole, il processo di digestione tra i due animali non è poi così diverso”, continua Clauss. Ma la quantità di cibo ingerito porta a diverse quantità di metano proprio in base al tempo che trascorre nel corpo dell’animale: quando il canguro mangia poco i batteri digeriscono decisamente con più calma, producendo così più metano.

La conclusione? A determinare le emissioni di un dato animale non è tanto la tipologia di batteri che ospita, quanto le condizioni nelle quali questi batteri operano la digestione, e dunque la produzione di metano. E all’interno di un canguro si digerisce con più celerità rispetto al rumine di un bovino.

@Eleonoraseeing

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Crediti immagine:
Glen Wright, Flickr

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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".