Spectre, il vecchio Bond contro le nuove spie. Ispirate da Orwell
Anche nel genere d’azione e spionaggio di 007 non mancano riferimenti alla fantascienza, nella forma di un controllo informatico su vasta scala.
STRANIMONDI – Volendo esagerare, potremmo dire che Spectre, il nuovo film di James Bond con il volto di Daniel Craig, è quasi un film di fantascienza. Oltre che d’azione e spionaggio, ovviamente. Dura 148 minuti questo nuovo Bond firmato in regia da Sam Mendes, ma raramente ci si annoia. È un film iperbolico sin dai primi minuti, quando Bond a suo modo sbeffeggia la gravità atterrando dolcemente su un sofà solo un po’ impolverato ma del tutto integro dopo essere sopravvissuto al crollo del palazzo in cui si trovava. Oppure poco dopo, quando 007 e il suo rivale Sciarra volteggiano impunemente nei cieli di Città del Messico sopra un elicottero che continua a rigirarsi su se stesso, mentre al suolo migliaia di persone celebrano la parata del Giorno dei Morti (si vede qualcosa dal trailer qui di seguito).
ATTENZIONE: possibili spoiler!
I primi minuti di Spectre sono l’ennesima conferma che davanti alle azioni della spia di Sua Maestà con licenza di uccidere è del tutto opportuno entrare in sala armati di sospensione dell’incredulità – ovvero quell’atteggiamento del pubblico che, davanti a scene cinematografiche, accetta di accogliere scene irrealistiche in nome del divertimento. E più volte in Spectre chi guarda scende a patti con il buonsenso, come quando Bond e il rivale di turno sfrecciano a velocità notevoli sulla banchina del Tevere. Tutto nel film è volutamente esagerato ma coerente, perfettamente nei parametri nell’universo-Bond dove l’iperbole è la regola. In questo contesto espressamente eccessivo, quindi, non ci si stupisce più di tanto che un Bond quasi lobotomizzato si rialzi perfettamente senza dare un segno di debolezza e da solo metta fuori gioco una intera organizzazione criminale.
Non sono queste concessioni irrealistiche allo spettacolo a rendere Spectre un potenziale film di fantascienza, che ovviamente è un genere peculiare e ben delimitato, e non certo reso tale dalla sola sospensione dell’incredulità. Tuttavia il nuovo Bond impreziosisce la sua trama con alcune divagazioni in temi più comuni a film fantascientifici: dall’imminente futuro distopico che aspetta l’Occidente, per via di un controllo informatico su vasta scala e che rappresenta il filone narrativo principale del film, all’impiego di nanomacchine in ambito militare, passando per numerosi gadget tecnologici mostrati quasi di continuo nel film, come la spettacolare Aston Martin truccata e potenziata con cui Bond si concede una trasferta romana decisamente adrenalinica.
Dopo gli episodi di Città del Messico, 007 viene momentaneamente sospeso dal nuovo agente M (Ralph Fiennes). Per monitorare Bond e controllare che non lasci Londra, M incarica l’agente Q (Ben Whishaw) – lo scienziato-tecnico-tuttologo che in ogni film di Bond dota l’eroe di equipaggiamento ipertecnologico – di iniettare nelle vene dell’agente secreto 007 delle nanomacchine in grado di monitorare 24 ore su 24 i suoi parametri vitali. Quella delle nanotecnologie a servizio delle spie e dei soldati sul campo è un grande classico nella saga di videogame Metal Gear Solid (MGS). Nel video che segue possiamo vedere, direttamente dal quarto MGS, Guns of the Patriots, come funzionino le nanomacchine nell’universo videoludico creato da Hideo Kojima.
Peccato che Spectre non conceda praticamente nulla al filone narrativo delle nanomacchine nel sangue (chiamate Smart Blood), che risultano essere più un GPS iper preciso che una straordinaria innovazione. E anzi nascono come un limite all’azione di Bond, non un potenziamento: le nanomacchine sono presentate come un sistema di controllo e di monitoraggio di Bond che è momentaneamente sospeso dall’azione.
Altro filone scientifico-tecnologico di Spectre, e ben più sviluppato, è quello dei Nove Occhi, ovvero una struttura informatica di intelligence globale in grado di fornire ai nove più importanti servizi segreti occidentali dati e informazioni. Uno dei personaggi, l’agente C, nuovo capo dell’intelligence britannica e diretto superiore dell’agente M, dice apertamente che i Nove Occhi sono il futuro dello spionaggio, mentre il programma doppio zero (quello a cui appartiene Bond, 007) è il passato. Dialoghi e montaggio sottolineano a più riprese questa dicotomia del vecchio (Bond) contro il nuovo (spionaggio ipertecnologico) che non necessita di eccessivo lavoro sul campo. Questo nuovo controllo globale è un’evidente distopia che si richiama fin troppo esplicitamente al 1984 di George Orwell e che prospetta una società occidentale tenuta sotto stretto controllo, dove sapere tutto di tutti in tempo reale è l’unico modo per fare intelligence. Bond appartiene a un’altra categoria, alle spie d’altri tempi, che agivano sul campo, tramite informatori, azione, seduzione, maniere forti. Non è un caso se il suo rivale in questo Spectre, Franz Oberhauser aka il solito villian di 007 Ernst Stavro Blofeld (qui interpretato da Christoph Waltz, come sempre magnifico), capo dell’organizzazione e spettro del passato di 007, sia la persona che più di tutti punta alla realizzazione dei Nove Occhi.
È innegabile che al netto del divertimento Spectre ricalchi molti dei luoghi comuni del film d’azione. Non fa eccezione il personaggio di Q, l’agente-scienziato amico e alleato di Bond. Seppure ottimamente interpretato da Whishaw, Q è il solito scienziato-hacker a servizio dell’eroe di azione. Un’accoppiata vista anche pochi anni fa nel quarto episodio della saga di Die Hard, dove Bruce Willis-John McClain era affiancato dall’informatico e hacker Matthew Farrell interpretato da Justin Long, perfetta spalla nerd del protagonista senza fronzoli, tutto muscoli e vecchie maniere. Come si vede dal trailer che segue, poi, i punti di contatto tra questo film e Spectre non si limitano al personaggio dell’hacker.
Q non fa troppa eccezione. Classica aria da nerd, un po’ solitario, ironico ma sempre pronto a fare un passo indietro davanti a Bond. Inoltre Q dà sfoggio delle sue capacità di hacker in più occasioni durante il film: si tratti di scansionare al volo un anello per stabilire di chi sia il DNA del proprietario – il tutto mentre è seduto su una funivia in Austria inseguito da agenti dell’organizzazione Spectre – a quando deve forzare sistemi informatici nemici, Q si rivela il classico informatico-hacker di Hollywood, che non incontra nessun tipo di problema tecnico, risolve la questione qualche secondo prima che sia troppo tardi, batte tanto casualmente quanto sapientemente tasti sullo schermo: manca solo la classica schermata di caricamento che suggerisce che tutto andrà per il verso giusto (come succede al personaggio di Jeff Goldblum in Indipendence Day, per intenderci, nella scena che potete trovare nel video seguente intorno a 1 ora e 42 minuti circa).
I punti di contatto fra il genere più propriamente d’azione e di spionaggio e alcuni elementi più tipici della fantascienza non sono nuovi in Bond, né certamente Spectre risulta un film particolarmente innovativo nell’incrementare questo sodalizio. Molte delle pellicole degli anni Sessanta e Settanta della spia di Sua Maestà erano infatti incentrati sull’incubo atomico e sulle missioni spaziali, così come comuni ad altri film di 007 sono la presenza dell’agente Q e delle sue applicazioni ingegneristiche d’avanguardia. Quello che pare significativo è il confronto fra le due epoche: l’apocalisse di prima aveva la forma di un fungo nucleare, oggi la minaccia è informatica. Pur essendo una spia vecchio stampo, quindi, anche Bond si è aggiornato. Almeno nello scegliersi i cattivi.
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