L’Altro Spazio: a Bologna il primo locale d’Italia a misura di ogni esigenza
Abbattere le barriere e costruire un ambiente che ruoti intorno al concetto di inclusione: questo l'obiettivo del locale aperto a Bologna.
SENZA BARRIERE – Menù e carta dei vini scritti in braille. Un bancone-bar a portata di tutti, anche di chi è su una sedia a rotelle. Una mappa sensoriale, consegnata all’ingresso, per consentire a chi è cieco o ipovedente di orientarsi senza difficoltà tra i tavoli. E ancora, la possibilità di consultare l’alfabeto in lingua dei segni per comunicare con chi non può sentire. Queste sono solo alcune delle accortezze studiate dai titolari di L’Altro Spazio, il primo locale in Italia progettato interamente a misura di disabile e aperto a Bologna solo poche settimane fa. “L’idea è nata da un’esigenza. Abbiamo vissuto in prima persona i limiti di accessibilità di alcuni locali”, racconta Nunzia Vannuccini, presidente dell’associazione Farm e titolare dell’attività.
“Volevamo creare un locale in grado di accogliere chiunque, un luogo in cui la parola d’ordine fosse ‘inclusione’”. Un obiettivo che Vannuccini, insieme alla gemella Santa e al visual artist e filmmaker olandese Jascha Blume sembrano proprio aver raggiunto. L’Altro Spazio, infatti, si configura come centro di aggregazione sociale e culturale, in grado di aprire le porte a qualsiasi esigenza e di abbattere ogni tipo di barriera. “Abbiamo studiato tutto nei dettagli, fin dalle prime fasi di progettazione”, continua Vannuccini, narrando di come persino la posizione dei tavoli sia pensata per non intralciare il cammino di chi ha difficoltà di deambulazione o è in carrozzina. “Pensate ai limiti incontrati da chi deve muoversi in un ambiente che non conosce, ridotto, fatto di spigoli e ostacoli. L’Altro Spazio è nato anche per questo: per fare in modo che chi non è disabile si metta nei panni di chi lo è e comprenda come situazioni banali possano rappresentare una reale difficoltà”. E se nella struttura e negli arredi nulla è lasciato al caso, anche il personale è pensato per soddisfare le esigenze di ogni cliente. “I ragazzi che lavorano per noi sono preparati, conoscono la lingua dei segni e sono disabili”, specifica Vannuccini, ricordando come oltre all’accoglienza anche la possibilità di dare lavoro rimandi al concetto di inclusione. Largo, dunque, a ogni tipo di attività e di esperienza sensoriale: degustazioni, aperitivi, cene al buio e spettacoli. Ma anche incontri di sensibilizzazione con docenti universitari ed esperti; e ancora, a percorsi culturali, sviluppati dal poliedrico artista Jascha Blume, che attraverso l’arte mira a trasmettere una visione alternativa della disabilità. E se al piano terra ci si diverte, al primo piano del locale bolognese sito in via Nazario Sauro si studia. A guidare i percorsi formativi e educativi è Santa Vannuccini, insegnante e coordinatrice delle attività di L’Altra scuola, uno spazio dedicato a chiunque voglia approfondire la conoscenza della Lis (Lingua dei segni italiana), del braille o di lingue quali il cinese e il giapponese. L’Altra scuola si dedica, inoltre, agli stranieri che desiderano imparare l’italiano, agli anziani e ai bambini, con dei corsi di informatica e attività di doposcuola pensate ad hoc. “Abbiamo cercato di curare ogni aspetto per accogliere al meglio chiunque desideri venire a trovarci. Anche i corsi di lingua sono uno strumento per sensibilizzare la gente sulla questione della disabilità”, sottolinea Vannuccini, che conclude con un messaggio: “L’Altro Spazio non dovrebbe essere un’eccezione ma la regola. Tutti i locali dovrebbero abbattere le barriere e consentire anche a persone con diversi tipi di disabilità di divertirsi senza impedimenti. Basta poco per rendere le persone felici”.
Tratto dall’intervista a Nunzia Vannuccini, titolare del locale L’Altro Spazio:
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