Rischio impotenza per un farmaco contro la calvizie – Parte 1
Ovvero come passare dalla padella alla brace: nuove ricerche sospettano che un farmaco usato per curare la calvizie sia la causa diretta di grossi problemi della sfera sessuale. E se l'effetto indesiderato fosse permanente?
APPROFONDIMENTO – C’era una volta (e c’è ancora) la Finasteride, un farmaco approvato e largamente utilizzato per la cura della calvizie maschile più classica (alopecia androgenetica). C’era una volta un trentenne sano e giovane che iniziò a prendere quel farmaco per fermare la caduta dei suoi capelli. Ora, a quarant’anni, quell’uomo ha di nuovo i suoi capelli, ma non la sua erezione.
Per farla molto breve: nel 2003 iniziano a nascere i primi forum di giovani uomini che si chiedono se anche ad altri sta succedendo lo stesso: dopo aver assunto il farmaco che dovrebbe contrastare la caduta dei capelli, ecco spuntare capelli nuovi e, allo stesso tempo, gravi disagi, tra i quali la difficoltà nel raggiungimento e mantenimento dell’erezione e la notevole riduzione della sensibilità del pene. C’è chi, dopo aver sospeso l’assunzione del farmaco, e anche a distanza di anni, non ha risolto questi disagi e si ritrova, in qualche caso, del tutto impotente. Se la condizione sia transitoria o permanente ancora non è chiaro. Questo, comunque, è il nocciolo del problema. Ma vogliamo raccontarvi tutta la storia.
Volevo solo i capelli…
“Alla fine del 2010 si presentò da noi il nostro ‘paziente 0’ (l’uomo di cui sopra, ndr). Un uomo di circa quarant’anni che appariva ansioso, con lo sguardo preoccupato e determinato a raggiungere un obiettivo. Era di media statura, normopeso, pallido con capigliatura castana senza segni di alopecia. Portava con sé una valigetta e in mano una serie di articoli e referti clinici. Non voleva una visita medica ma era interessato a entrare in contatto con persone attive nel mondo scientifico.
Il nostro paziente 0 aveva iniziato ad assumere Finasteride all’età di trent’anni continuando per svariati anni con la convinzione di assumere un integratore, fino a quando comparvero i primi sintomi: stanchezza, riduzione della massa muscolare, difficoltà a raggiungere e mantenere un’erezione, calo della libido, scarsa capacità di concentrazione, anedonia e tremori. Iniziò così il suo calvario fatto di visite mediche alternate a momenti di sconforto fino a pensieri suicidi. Precipitava la sua qualità di vita con ripercussioni sulla sfera affettiva relazionale e sulla sfera lavorativa. Le svariate indagini mediche condotte non avevano mai trovato nulla fuori range e questo non faceva altro che incrementare il suo senso di frustrazione e incertezza”.
Inizia così la mia intervista a Giovanni Chiracò, uno degli autori (insieme alla professoressa Sabina Cauci, al dottor Giorgio Mazzon e al professor Carlo Trombetta) dello studio tutto italiano, frutto della collaborazione tra le università di Trieste e di Udine, recentemente pubblicato sulla rivista Andrology. Lo studio ha descritto una condizione per nulla rara e definito, così, la “Sindrome Post Finasteride”, ipotizzando un rapporto di causalità fra l’assunzione del farmaco e lo sviluppo dei sintomi di natura sessuale.
La ricerca è stata stimolata proprio dalla richiesta di quel paziente 0, che da tempo era iscritto a un forum che raccoglieva decine di testimonianze simili alle sue. Proprio lui raccontò al gruppo di ricerca di questo forum internazionale – propeciahelp.com – nato nel 2008 come luogo di incontro virtuale, un terreno comune dove raccogliere esperienze di giovani italiani e stranieri che come lui manifestavano tali disturbi persistenti a distanza di troppo tempo dalla sospensione del farmaco.
“La Finasteride è stata commercializzata nel 1997 al dosaggio di 1 mg al giorno per il trattamento dell’alopecia androgenetica e già nel 2003 nascevano i primi forum online di giovani consumatori che manifestato tali effetti collaterali – precisa Chiracò – Ma fu proprio la richiesta di aiuto di questo paziente a fornirci la motivazione che ci spinse a interessarci all’argomento e dal 2011 a oggi abbiamo raccolto 79 casi come questo.”
Sindrome Post-Finasteride: lo studio italiano nel dettaglio
Nel desiderio di indagare gli effetti sessuali indesiderati dell’uso della Finasteride, a breve e a lungo termine, il gruppo di ricerca delle Università di Udine e Trieste ha esaminato 79 pazienti, reclutati dal reparto di Urologia dell’Ospedale universitario di Trieste e attraverso un sito dedicato. Per il 34%, i pazienti erano italiani intorno ai 30 anni, tutti avevano usato la Finasteride per un periodo variabile da 1 a 120 mesi. Ognuno di loro, entro sei mesi dalla sospensione della terapia aveva presentato effetti collaterali persistenti.
“Tutti i soggetti – afferma la professoressa Cauci – non presentavano alcuna patologia di base (obesità, diabete, patologie cardiovascolari, insufficienza renale, insufficienza epatica, disfunzioni ormonali, tumori ecc.), all’inizio dell’assunzione del farmaco, né al momento del nostro studio. Dopo una media di 44 mesi dal termine della terapia l’87,3% dei pazienti lamentava riduzione della sensibilità peniena, il 75,9% perdita di entusiasmo ed emozione verso la vita (anedonia), il 51,9% perdita di tono e massa muscolare. Riduzione della temperatura del pene, mitto eiaculatorio debole, difficoltà nel raggiungimento e mantenimento dell’erezione e deficit di concentrazione sono da annoverare fra i disagi più frequentemente riscontrati in questi giovani pazienti”.
“Il nostro studio – precisano Sabina Cauci e il professor Carlo Trombetta, urologo, esperto di andrologia e direttore della Scuola di Specializzazione in Urologia dell’Università degli Studi di Trieste – ha definito per la prima volta in ambito medico il termine ‘Sindrome Post Finasteride’, ovvero l’insieme di sintomi sessuali, psichici e somatici in pazienti che hanno assunto Finasteride per il trattamento dell’alopecia androgenetica persistenti dopo 6 mesi dalla sospensione del trattamento. Abbiamo, quindi, potuto identificare 10 sintomi sessuali, 4 somatici e 4 psichici specifici per tali pazienti”.
“Disturbi simili si erano talora riscontrati in pazienti anziani in terapia con Finasteride per ipertrofia prostatica benigna ad un dosaggio cinque volte superiore – conclude Trombetta – ma osservare una sintomatologia così importante in soggetti giovani, dopo mesi dalla sospensione della terapia ad un dosaggio di molto inferiore, (1 mg al giorno contro 5 mg al giorno), ci ha sorpreso notevolmente”. Gli effetti a lungo termine, o ancor peggio permanenti, sono quelli che maggiormente preoccupano gli esperti: “Sappiamo – continua la Cauci – che gli effetti a lungo termine si possono sviluppare anche solo dopo 1 mese di assunzione del farmaco e sappiamo che non sembrano esserci fattori prognostici che possano predire lo sviluppo della Sindrome Post Finasteride: nella maggior parte dei casi i sintomi si sono manifestati durante l’uso del farmaco (89.9%) e nel 62% dei casi sono peggiorati dopo la sospensione”.
Nonostante – come sottolineano gli autori stessi – quest’ultima ricerca non possa costituire ancora una prova certa che avvalori l’ipotesi di un rapporto causale tra Finasteride e lo sviluppo dei sintomi, “dal nostro studio – afferma Chiracò – emerge che i sintomi persistenti compaiono già durante l’assunzione del farmaco in circa il 90% dei casi. Una piccola percentuale di pazienti, il 7.6% li ha manifestati entro 1 mese dalla sospensione, il 2.5% dopo il primo mese dalla sospensione”. Non è ancora noto in quanti soggetti questi sintomi diventino persistenti. Perciò serviranno studi prospettici a lungo termine per risolvere questo importante quesito.
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