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Come fanno i coccodrilli a mordere così forte?

Il merito è di un'articolazione extra, che li aiuta a distribuire la potenza attraverso tutto il cranio

Dietro al segreto della potenza del morso di un coccodrillo? C’è un’articolazione extra a livello delle mascelle, che aiuta questi grossi rettili a distribuire la forza del morso attraverso il cranio. Crediti immagine: Ravi Jandhyala, Flickr

Con una forza di oltre 16000 Newton, gli alligatori e le altre specie dell’ordine dei coccodrilli (come i caimani) vantano il morso più potente sul pianeta, vincendo di gran lunga la competizione anche con animali come lo squalo bianco. Per quanto riguarda il confronto con l’essere umano, non c’è storia: anche impegnandoci nell’azzannare un pasto gustoso, arriviamo ad appena 500 Newton.

Il primato dei coccodrilli, secondo gli scienziati, è tale fin dal Mesozoico, quando convivevano con creature dal morso importante come il Tirannosaurus rex. Eppure solo ora scopriamo il segreto dietro a tanta potenza: è un’articolazione extra a livello delle mascelle, che aiuta questi grossi rettili a distribuire la forza del morso attraverso il cranio quando attaccano una preda e se ne nutrono.

Se ve lo state chiedendo, i mammiferi di queste articolazioni ne hanno una sola mentre uccelli, lucertole, pesci e serpenti ne hanno svariate. La dotazione extra dei coccodrilli ricorda molto l’articolazione temporo-mandibolare umana, che regola il movimento della mandibola quando mangiamo qualcosa, parliamo o in generale produciamo suoni, ed è spesso colpita da disturbi noti come DTM, disordini temporo-mandibolari: si stima che fino al 30% degli adulti ne soffra, ma cause ed eziologia non sono a oggi del tutto chiari.

La nuova scoperta sui coccodrilli potrebbe essere un ottimo punto di partenza proprio per capire meglio questi disturbi. A spiegarlo è Casey Holliday dell’Università del Missouri, che ha guidato la ricerca e da anni lavora con i suoi colleghi sull’anatomia dei coccodrilli. “Quando abbiamo scoperto che i coccodrilli hanno sviluppato questa nuova articolazione, abbiamo rimesso in discussione il come si sia evoluta la nostra e tutte le conoscenze sulla provenienza delle varie componenti”, spiega. Novità come questa rimettono sul tavolo tutte le conoscenze legate a 250 milioni di anni di evoluzione per l’intero ordine Crocodylia.

Le nuove scoperte sulla fisiologia e anatomia di animali come questi (o anche le ricerche che indagano il binomio cancro-elefanti) acquistano un secondo livello di interesse proprio per gli studi comparati. “Dall’altra parte dell’albero evolutivo c’è tutta questa serie di specie che non soffrono di nulla che sia simile all’artrite”, conferma Holliday, che vede nello studio della cartilagine dei coccodrilli una nuova e promettente linea di ricerca. “Hanno enormi rivestimenti di cartilagine che rimangono intatti per tutta la vita. La nostra speranza è che esista il modo di riprodurla a scopi di ricerca e arrivare, poi, all’applicazione clinica”.


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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".