Inventori, negromanti e pirati. L’Italia vista da Bruce Sterling
Tecnologia, fantascienza, ucronia e molto altro nei racconti di Bruno Argento pubblicati nella collana Urania
STRANIMONDI – È uno dei grandi nomi della fantascienza, nonché uno dei fondatori del cyberpunk. Bruce Sterling non è solo uno scrittore ma anche un futurologo, autore di romanzi, racconti e saggi, inventore di neologismi e promotore di progetti a cavallo fra arte, tecnologia e politica. Una personalità eclettica, i cui interessi l’hanno portato a viaggiare molto: oltre che negli States ha vissuto a Belgrado e, nel 2007, si è trasferito a Torino con la moglie Jasmina, autrice, attivista e regista.
E proprio nella città sabauda ha preso forma il suo alter-ego, Bruno Argento, il Bruce di un’altra dimensione, che fin da subito ha iniziato a scrivere racconti che parlano di Torino e dell’Italia, di storia e tecnologia, di viaggi e cambiamenti. Racconti che l’anno scorso sono confluiti in un libro della collana Urania, Utopia pirata, nel quale l’autore si dimostra più interessato a esplorare percorsi storici alternativi che le atmosfere fantascientifiche che lo hanno reso celebre. Un percorso che Sterling aveva già intrapreso con La macchina della realtà, romanzo steampunk del 1990 scritto insieme a William Gibson. In questi racconti, però, Argento si discosta dalla carica punk di quel romanzo e – probabilmente ispirato dalla tradizione occulta ed esoterica di cui è impregnata Torino – mischia l’approccio ucronico con svariati elementi fantastici, talvolta appena accennati, talvolta preponderanti.
Come accade, per esempio, nel racconto di apertura della raccolta, non a caso intitolato Città esoterica, il cui protagonista è un dirigente FIAT ma anche un mago, che ha stretto un patto con una mummia e viaggia all’inferno, trovandosi al cospetto dei fondatori della sua azienda, diventati “dannati maggiori, giganti di bronzo situati al centro di una rotonda piena di traffico”, che “dominavano l’inferno come palazzi di uffici”. Il tono di Argento è satirico, tira di mezzo industriali e paladini ambientalisti, negromanti e diavoli tentatori, ironizzando e sfruttando l’elemento fantastico come metafora e spunto di riflessione sulla tecnologia, riuscendo a non scadere in facili banalizzazioni.
Nel secondo racconto, Il Cigno nero, si parla di mondi paralleli. In uno di essi l’Italia è protagonista della rivoluzione informatica grazie alla creazione del memristore, una componente elettronica che nel 2009 – quando il racconto è stato scritto – non era ancora stata realizzata, benché teorizzata da quasi quarant’anni, e che finisce al centro di una surreale storia di spionaggio interdimensionale, tutta ambientata in un bar torinese, dove si incrociano i destini di ladri, blogger, celebrità ed ex presidenti francesi.
L’ultimo dei tre racconti, il bisturi partenopeo, porta il lettore nel cuore del Risorgimento e dei moti carbonari, mostrando uno stralcio di storia della nascita dell’Italia e aprendo la strada al primo dei due romanzi brevi del libro, dedicato alla moglie Jasmina. Pellegrini del mondo rotondo è la storia di una locanda della Torino del Quattrocento e dei suoi due proprietari, in procinto di partire per un nuovo viaggio. Ai loro preparativi si intrecciano le vicende di alcuni avventori, dei due figli – una sposata a un nobile savoiardo, uno diventato capitano mercenario – e della lotta dinastica per la conquista di Cipro.
E si arriva quindi all’ultimo romanzo breve, l’unico inedito della raccolta, che le dà il titolo e nel quale confluiscono i percorsi iniziati dagli altri racconti. Siamo nel 1920, a Fiume, trasformata dal Vate D’Annunzio e dai suoi seguaci in una vera e propria Utopia pirata, una città-stato ribelle, anarchica e futurista, patria di artisti banditi, nemica dei britannici e della Società delle Nazioni. Qui si svolgono le vicende di Lorenzo Secondari, ingegnere e tenente torinese, morto in guerra ma riportato in vita da un altro torinese, Cesare Lombroso. Intriso delle idee di Nietzsche, irrequieto, insoddisfatto della vittoria mutilata, in cerca di “una città dell’olocausto, un posto adatto a uno come lui”, Secondari raggiunge Fiume e suscita l’attenzione del Vate, convertendosi alla causa del Futuro e dedicandosi anima e corpo alla creazione dell’utopia pirata. Non avendo le doti di molti altri scrittori-soldati unitisi alla città libera, Secondari si dedica all’industria bellica, fino a diventare il Ministro della Armi Vendicatrici della Reggenza del Carnaro. Siamo di nuovo dalle parti dell’ucronia, poiché una serie di eventi – la morte o il ferimento di alcuni importanti personaggi storici e il successo delle armi di Secondari – aprono la strada a una storia alternativa, nella quale l’impresa di Fiume sembra destinata non solo a non concludersi, ma addirittura a prosperare. A sugellare questo cambiamento c’è l’incontro fra Secondari e una singolare delegazione americana, che chiude il racconto con una potente iniezione di surrealtà, dove di nuovo il fantastico s’intreccia con la verosimiglianza storica, la speculazione tecnologica e il puro divertissement.
Ed è proprio questa la cifra stilistica di Bruno Argento, che salta in maniera disinvolta da uno stile dall’altro e da un genere all’altro, dimostrando grande padronanza del linguaggio e un profondo lavoro di documentazione sia sul piano tecnologico sia su quello storico, indispensabile per rendere credibili le sue storie parallele. Sorprendente in questo senso lo sguardo di Sterling sull’Italia, ricco e variegato, privo di stereotipi, sinceramente appassionato.
Tutti questi elementi fanno di Utopia pirata un libro bello da leggere e in grado di riservare sorprese, che riesce a intrattenere e a parlare di scienza e tecnologia con un approccio diverso, non più quello speculativo classico della fantascienza ma quello surreale e satirico dell’ucronia fantastica.
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