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26 aprile 1986: il disastro di Chernobyl

30 anni fa, a Chernobyl, il primo incidente nucleare ad aver raggiunto il massimo livello sulla scala INES. Il video racconto con uno scribing

Le cause dell’incidente sono discordanti: per alcuni fu un errore umano, per altri degli errori nella costruzione del reattore, e per altri ancora entrambi i fattori assieme. Crediti immagine: Kamil Porembinsky, Flickr

APPROFONDIMENTO – È notte, e in quelle cittadine sperdute dell’Ucraina settentrionale, a fine aprile, non fa più così tanto freddo. All’improvviso si sente un grande boato. È distante e ovattato. Per chi dorme sembra solo di avere sognato. Chi si sveglia, invece, vede attraverso le finestre senza persiane un bagliore, lontano ma intenso, e di un colore diverso da quello dell’alba.

Il primo boato, diranno in seguito i tecnici per spiegare l’incidente, corrisponde a una violentissima esplosione. Oltre 1000 tonnellate di cemento e ferro saltano in aria scoprendo un cilindro, fino a quel momento chiuso ermeticamente, contenente il nocciolo di un reattore nucleare. I tecnici chiameranno quel cilindro “reattore 4” oppure “reattore di tipo RBMK-1000” e diranno che un’improvvisa perdita di controllo sulla reazione nucleare ha indotto il nocciolo a surriscaldarsi e il vapore dell’impianto di raffreddamento a raggiungere temperatura e pressione elevatissime.

Il bagliore, invece, continueranno a spiegare gli esperti, corrisponde alle fiamme di un incendio causato dalla reazione dell’ossigeno dell’aria a contatto con il nocciolo ad altissima temperatura. Quello che brucia è la grafite e quello che produce, oltre al bagliore, è una pericolosa nuvola tossica di radionuclidi e prodotti di fissione, che si espande velocemente in Ucraina, Bielorussia e Russia, zone che rimangono gravemente contaminate, per arrivare poi anche in Europa e in Nord America.

Quello di Chernobyl è stato il primo incidente nucleare a essere classificato con il massimo livello della scala INES, seguito, solo cronologicamente ma non per gravità, dall’incidente dell’11 marzo 2011, a Fukushima in Giappone.

L’incidente di Chernobyl, oltre a causare gravissimi danni sanitari, ambientali ed economici ha scosso notevolmente l’opinione pubblica, indebolendo la fiducia nei confronti di scienza e tecnologia, ma ha contemporaneamente alimentato collaborazioni internazionali per rafforzare la sicurezza degli impianti nucleari e per prevenire e gestire le situazioni di emergenza.

Sulle cause dell’incidente vengono prodotte due versioni discordanti. La prima, elaborata nell’agosto del 1986, sostiene che la responsabilità sia da attribuire al personale dell’impianto. Il giorno prima dell’incidente, infatti, viene operata una manovra di manutenzione proprio al reattore numero 4 che, per una serie di errori concatenati, degenera nella nota catastrofe. La seconda versione, invece, pubblicata nel 1991, allarga il campo di responsabilità, imputando l’errore alla progettazione del reattore e delle barre di controllo. Dalle verifiche eseguite e dai dati ottenuti sembra che a scatenare l’evento siano stati proprio entrambi i fattori.

Oggi del sito della centrale è rimasto uno spettro, come documenta il reportage di Danny Cooke in Postcards from Pripyat.

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Giulia Rocco
Pensa e produce oggetti multimediali per il giornalismo e l’editoria. L’hanno definita “sperimentatrice seriale”.